Alla lettura approfondita di alcuni autori ascrivibili ad una scuola personalistica polacca, riteniamo di poter sostenere la presenza di un inconfutabile “personalismo polacco” che, all’inizio, si è qualificato come un “personalismo sociale” eticamente orientato, che via via si è andato caratterizzando in direzione di uno sviluppo etico-giuridico, sostenuto con convinzione dall’analisi speculativa e pratica dei “diritti” e un’apertura intransigente alla difesa della dignità della persona sottolineando la non negoziabilità dei diritti umani fondamentali. Per meglio comprendere l’orientamento personalistico che si è andato sviluppando, in particolare, lungo tutto l’arco del secolo scorso, bisogna riaprire, secondo noi, la “questione antropologica”, per coglierne la cifra che informerà il pensiero e l’esperienza personalistica. Ad uno sguardo d’insieme, appare senza dubbio di dover collocare l’apertura antropologica del pensiero personalista polacco entro l’orizzonte dell’“uomo intero”. Con questo intendiamo l’uomo “in carne e ossa”, che richiede un’attenzione adeguata alle sue condizioni materiali da parte delle istituzioni e che si ritrova nella “città”, come abitatore della polis, per riprendere l’impostazione platonica aristotelica e, a seguire, tomistica e agostiniana. Fare riferimento al richiamo aristotelico dell’“uomo intero” consente, a chi vuol guardare “dentro” lo sviluppo del pensiero filosofico polacco, di sostenere, appunto, un’antropologia di per sé piena di indicazioni importanti per il personalismo polacco, che gli autori di riferimento tengono in conto più o meno esplicitamente, e che noi abbiamo cercato di mettere in risalto in questo lavoro.
Etica della persona e diritti umani. La prospettiva del personalismo polacco
INDELLICATO, Michele
2013-01-01
Abstract
Alla lettura approfondita di alcuni autori ascrivibili ad una scuola personalistica polacca, riteniamo di poter sostenere la presenza di un inconfutabile “personalismo polacco” che, all’inizio, si è qualificato come un “personalismo sociale” eticamente orientato, che via via si è andato caratterizzando in direzione di uno sviluppo etico-giuridico, sostenuto con convinzione dall’analisi speculativa e pratica dei “diritti” e un’apertura intransigente alla difesa della dignità della persona sottolineando la non negoziabilità dei diritti umani fondamentali. Per meglio comprendere l’orientamento personalistico che si è andato sviluppando, in particolare, lungo tutto l’arco del secolo scorso, bisogna riaprire, secondo noi, la “questione antropologica”, per coglierne la cifra che informerà il pensiero e l’esperienza personalistica. Ad uno sguardo d’insieme, appare senza dubbio di dover collocare l’apertura antropologica del pensiero personalista polacco entro l’orizzonte dell’“uomo intero”. Con questo intendiamo l’uomo “in carne e ossa”, che richiede un’attenzione adeguata alle sue condizioni materiali da parte delle istituzioni e che si ritrova nella “città”, come abitatore della polis, per riprendere l’impostazione platonica aristotelica e, a seguire, tomistica e agostiniana. Fare riferimento al richiamo aristotelico dell’“uomo intero” consente, a chi vuol guardare “dentro” lo sviluppo del pensiero filosofico polacco, di sostenere, appunto, un’antropologia di per sé piena di indicazioni importanti per il personalismo polacco, che gli autori di riferimento tengono in conto più o meno esplicitamente, e che noi abbiamo cercato di mettere in risalto in questo lavoro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.