Il testo fa parte del LEXIQUE DE BIOPOLITIQUE, al quale l’autore ha contribuito anche con l'Introduzione e altri testi, oltre che come coordinating editor. Attraverso i suoi contributi l'autore cerca innanzitutto di fare emergere la specificità della biopolitica come insieme di strategie che, soprattutto dal XVIII secolo, compensano le carenze del potere giuridico-politico dello Stato perseguendo attivamente il benessere collettivo e dando luogo ad una delle linee principali di sviluppo della governamentalità moderna, intesa come modo di gestione delle risorse della società, che si distingue chiaramente dall’esercizio di una sovranità. Soprattutto nelle fasi storiche iniziali il biopotere, avvalendosi di sistemi di governo come le istituzioni disciplinari e la polizia, interviene sulla vita dei corpi-organismi e del corpo-specie, sviluppando un’amministrazione complessiva dei fenomeni biologici, demografici ed economici riguardanti la popolazione. Da questo punto di vista si può dire che la stessa idea di "ambiente" maturi nell’ambito delle strategie biopolitiche, nella misura in cui esso rappresenta la forma di spazialità che consente di considerare gli uomini come «un complesso di individui profondamente, essenzialmente, biologicamente legati alla materialità in cui esistono» (Foucault). A essere ripensato in quest’ottica è soprattutto lo spazio urbano dal momento in cui la crescita e il dinamismo delle città impongono precise urgenze di sicurezza biopolitica come: far circolare l’aria, i miasmi, le acque; evitare gli accumuli, le stagnazioni, gli affollamenti; scongiurare le contaminazioni; controllare i traffici delle merci senza ostacolarli; regolare la mobilità e la presenza delle persone. Sia riguardo a questi aspetti storici della biopolitica, sia rispetto alle forme più recenti in cui essa si esplica, assume una rilevanza notevole il rapporto fra biopotere e liberalismo. La stessa governamentalità liberale, infatti, tende a promuovere varie forme di biopolitica nella misura in cui il benessere, la prosperità e la sicurezza individuale e collettiva ne rappresentano delle finalità fondamentali. Anche il neoliberalismo, d’altra parte, si rapporta in termini biopolitici al governo della società, non soltanto mediante le politiche spiccatamente sicuritarie che lo caratterizzano, ma anche attraverso l’applicazione di teorie come quella del capitale umano, secondo la quale tanto le capacità psico-fisiche quanto le caratteristiche biogenetiche dell’uomo costituiscono degli oggetti di investimento, di governo e di autogoverno dell’individuo che ispira il proprio comportamento alla razionalità economica del libero mercato. Nell'ambito dei contributi gli studi di genealogia politica di Michel Foucault vengono assunti generalmente come riferimenti principali a partire dai quali vengono prese in esame anche le linee di riflessione e di confronto teorico-analitico che si sono espresse nel dibattito internazionale, soprattutto a partire dagli anni novanta del secolo scorso.

Biopolitique

MARZOCCA, Ottavio
2009-01-01

Abstract

Il testo fa parte del LEXIQUE DE BIOPOLITIQUE, al quale l’autore ha contribuito anche con l'Introduzione e altri testi, oltre che come coordinating editor. Attraverso i suoi contributi l'autore cerca innanzitutto di fare emergere la specificità della biopolitica come insieme di strategie che, soprattutto dal XVIII secolo, compensano le carenze del potere giuridico-politico dello Stato perseguendo attivamente il benessere collettivo e dando luogo ad una delle linee principali di sviluppo della governamentalità moderna, intesa come modo di gestione delle risorse della società, che si distingue chiaramente dall’esercizio di una sovranità. Soprattutto nelle fasi storiche iniziali il biopotere, avvalendosi di sistemi di governo come le istituzioni disciplinari e la polizia, interviene sulla vita dei corpi-organismi e del corpo-specie, sviluppando un’amministrazione complessiva dei fenomeni biologici, demografici ed economici riguardanti la popolazione. Da questo punto di vista si può dire che la stessa idea di "ambiente" maturi nell’ambito delle strategie biopolitiche, nella misura in cui esso rappresenta la forma di spazialità che consente di considerare gli uomini come «un complesso di individui profondamente, essenzialmente, biologicamente legati alla materialità in cui esistono» (Foucault). A essere ripensato in quest’ottica è soprattutto lo spazio urbano dal momento in cui la crescita e il dinamismo delle città impongono precise urgenze di sicurezza biopolitica come: far circolare l’aria, i miasmi, le acque; evitare gli accumuli, le stagnazioni, gli affollamenti; scongiurare le contaminazioni; controllare i traffici delle merci senza ostacolarli; regolare la mobilità e la presenza delle persone. Sia riguardo a questi aspetti storici della biopolitica, sia rispetto alle forme più recenti in cui essa si esplica, assume una rilevanza notevole il rapporto fra biopotere e liberalismo. La stessa governamentalità liberale, infatti, tende a promuovere varie forme di biopolitica nella misura in cui il benessere, la prosperità e la sicurezza individuale e collettiva ne rappresentano delle finalità fondamentali. Anche il neoliberalismo, d’altra parte, si rapporta in termini biopolitici al governo della società, non soltanto mediante le politiche spiccatamente sicuritarie che lo caratterizzano, ma anche attraverso l’applicazione di teorie come quella del capitale umano, secondo la quale tanto le capacità psico-fisiche quanto le caratteristiche biogenetiche dell’uomo costituiscono degli oggetti di investimento, di governo e di autogoverno dell’individuo che ispira il proprio comportamento alla razionalità economica del libero mercato. Nell'ambito dei contributi gli studi di genealogia politica di Michel Foucault vengono assunti generalmente come riferimenti principali a partire dai quali vengono prese in esame anche le linee di riflessione e di confronto teorico-analitico che si sono espresse nel dibattito internazionale, soprattutto a partire dagli anni novanta del secolo scorso.
2009
978-2-7492-1118-3
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