La vita spirituale è lo sviluppo più nobile di ogni persona, afferma Brightman, e lo spirito è sì fatto di ideali eterni, ma contemporaneamente fa riferimento alla reale attuazione dei valori potenziali di una persona. La sfera dello spirito coincide con quella del bene, e solo ponendo il bene si ha l'affermazione dello spirito, cioè la possibilità dell'uomo di elevarsi al di sopra della sua 'animale'. L'uomo intuisce se stesso come essere spirituale solo quando il suo sguardo si innalza ai valori morali. L'io, infatti, è "spirito" ma lo spirito è trascendenza; e nessuna trascendenza sarebbe possibile se non in relazione ad una alterità, che è e deve restare irriducibilmente altra rispetto all'io. L'autotrascendenza, che è la dinamica propria dello Spirito, sarebbe solo autoinganno, se l'altro non fosse e non restasse fondamentale quanto l'Io, se esso non fosse l'insostituibile Tu con cui l'Io, altrettanto insostituibile, intesse di spiritualità ogni attimo di vita. La spiritualità dell'uomo è strettamente intessuta nella socialità e poggia sul rapporto fondamentale tra Io e Tu. Il rapporto intersoggettivo ha per la vita dello spirito un’importanza fondamentale, ed appunto per questo non può essere né immediatezza né mediazione. Esso deve avere una fondazione che ha radici nel Trascendente. La fede nello spirito, afferma il filosofo americano, “è la spina dorsale dell’umanesimo”. Filosofo della cultura, Brightman riscopre l’integrità della persona nella molteplicità delle sue dimensioni e nelle modalità di crescita e di maturazione, come la meditazione, l’impegno, l’adorazione, il silenzio, il donarsi all’altro. E ciò in una prospettiva di sviluppo sociale, etico e spirituale del nostro tempo e in un orizzonte che vede come polo di attrazione una comunità di persone in contrapposizione alla riduttiva tendenza, oggi purtroppo imperante, Verso la massa, la spersonalizzazione e l’irresponsabilità.

EDGAR S. BRIGHTMAN Ontologia della libertà e autotrascendimento dell'uomo

INDELLICATO, Michele
2011-01-01

Abstract

La vita spirituale è lo sviluppo più nobile di ogni persona, afferma Brightman, e lo spirito è sì fatto di ideali eterni, ma contemporaneamente fa riferimento alla reale attuazione dei valori potenziali di una persona. La sfera dello spirito coincide con quella del bene, e solo ponendo il bene si ha l'affermazione dello spirito, cioè la possibilità dell'uomo di elevarsi al di sopra della sua 'animale'. L'uomo intuisce se stesso come essere spirituale solo quando il suo sguardo si innalza ai valori morali. L'io, infatti, è "spirito" ma lo spirito è trascendenza; e nessuna trascendenza sarebbe possibile se non in relazione ad una alterità, che è e deve restare irriducibilmente altra rispetto all'io. L'autotrascendenza, che è la dinamica propria dello Spirito, sarebbe solo autoinganno, se l'altro non fosse e non restasse fondamentale quanto l'Io, se esso non fosse l'insostituibile Tu con cui l'Io, altrettanto insostituibile, intesse di spiritualità ogni attimo di vita. La spiritualità dell'uomo è strettamente intessuta nella socialità e poggia sul rapporto fondamentale tra Io e Tu. Il rapporto intersoggettivo ha per la vita dello spirito un’importanza fondamentale, ed appunto per questo non può essere né immediatezza né mediazione. Esso deve avere una fondazione che ha radici nel Trascendente. La fede nello spirito, afferma il filosofo americano, “è la spina dorsale dell’umanesimo”. Filosofo della cultura, Brightman riscopre l’integrità della persona nella molteplicità delle sue dimensioni e nelle modalità di crescita e di maturazione, come la meditazione, l’impegno, l’adorazione, il silenzio, il donarsi all’altro. E ciò in una prospettiva di sviluppo sociale, etico e spirituale del nostro tempo e in un orizzonte che vede come polo di attrazione una comunità di persone in contrapposizione alla riduttiva tendenza, oggi purtroppo imperante, Verso la massa, la spersonalizzazione e l’irresponsabilità.
2011
978-88-6674-016-2
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