Scopo del presente lavoro è quello di ricostruire le radici storiche di un fenomeno come quello dei matrimoni misti analizzandolo in un contesto significativo come quello l’Europa in età moderna (secc. XVII-XIX). Il problema dei matrimoni misti è visto come una chiave di lettura delle relazioni fra Stato e Chiese all’interno di realtà multiconfessionali e multietniche o al contrario omogenee, nonché come metro per misurare i cambiamenti che attraversano i rapporti fra maggioranza e minoranze religiose e per saggiare in che misura e in quali forme tale fenomeno segnali un mutamento di mentalità e di atteggiamento nei confronti della religione e dell’appartenenza d’origine. I matrimoni misti dunque come cartina di tornasole per indagare tanto il processo di assimilazione delle minoranze all’interno di uno stato sopranazionale quanto il progressivo grado di secolarizzazione e di modernizzazione che tali unioni sembrano portare con sé. Sul piano normativo e teologico, le Chiese furono sempre ostili nei confronti di questo tipo di unioni, dichiarandole nulle e puntando a una loro decisa criminalizzazione. Diversa – assai prima della nascita del matrimonio civile – fu la politica portata avanti dagli Stati, i quali da una parte avallarono spesso per motivi politici e diplomatici una serie di matrimoni dinastici e, dall’altra, si trovarono a dover gestire situazioni concrete dovute alla presenza sempre più consistente di minoranze etnico-religiose all’interno dei loro confini. Nel corso dell’età moderna il fenomeno fu particolarmente significativo in aree fortemente multiconfessionali come i Paesi Bassi o i Balcani, ma anche in Russia l’allargamento delle frontiere e la fondazione di nuove colonie che si reggevano sull’arrivo di significative comunità di “stranieri” determinarono seppure lentamente l’aumento delle unioni miste. In primo luogo, la ricerca intende dunque verificare la scollatura fra la teoria e la prassi in merito alla questione dei matrimoni misti; in secondo luogo, si propone di stabilire una sorta di cronologia di tali unioni, con l’intento di comprendere in che modo esso subisca accelerazioni e rallentamenti nel corso dell’età moderna; quindi intende verificare in che termini i matrimoni misti rappresentino un mutamento di mentalità nell’ambito dei rapporti fra religioni e comunità nazionali differenti, nella direzione di una effettiva secolarizzazione della società in cui ad unioni dettate in primo luogo dall’attaccamento alla comunità d’origine e a un principio d’ordine si sostituisce in maniera progressiva un elemento di scelta sempre più personale dettato tanto dall’educazione e dalla cultura quanto dalle logiche dell’assimilazione alla maggioranza. La questione dei matrimoni misti – se non per gli aspetti legati direttamente al diritto canonico - risultava sostanzialmente inesplorata anche per la scarsezza di ricerche su temi che incrocino la storia religiosa con l’antropologia religiosa e la storia della famiglia. Fino ad anni recenti, per ciò che concerne i rapporti fra le varie comunità confessionali in Europa, è stato privilegiato un approccio di tipo istituzionale e diplomatico, attento alle relazioni di potere fra le gerarchie tanto laiche quanto ecclesiatiche ma assai poco alla natura reale e quotidiana di questi rapporti. Il saggio consente dunque di tenere al suo interno diversi piani di lettura: ad una storia di tipo istituzionale e diplomatico si affianca infatti la storia religiosa, la storia sociale, la storia della cultura - intesa anche come cultura delle minoranze.

L'inquisizione romana e i dubbi sul sacramento del matrimonio: la questione dei matrimoni misti

SCARAMELLA, Pierroberto
2009-01-01

Abstract

Scopo del presente lavoro è quello di ricostruire le radici storiche di un fenomeno come quello dei matrimoni misti analizzandolo in un contesto significativo come quello l’Europa in età moderna (secc. XVII-XIX). Il problema dei matrimoni misti è visto come una chiave di lettura delle relazioni fra Stato e Chiese all’interno di realtà multiconfessionali e multietniche o al contrario omogenee, nonché come metro per misurare i cambiamenti che attraversano i rapporti fra maggioranza e minoranze religiose e per saggiare in che misura e in quali forme tale fenomeno segnali un mutamento di mentalità e di atteggiamento nei confronti della religione e dell’appartenenza d’origine. I matrimoni misti dunque come cartina di tornasole per indagare tanto il processo di assimilazione delle minoranze all’interno di uno stato sopranazionale quanto il progressivo grado di secolarizzazione e di modernizzazione che tali unioni sembrano portare con sé. Sul piano normativo e teologico, le Chiese furono sempre ostili nei confronti di questo tipo di unioni, dichiarandole nulle e puntando a una loro decisa criminalizzazione. Diversa – assai prima della nascita del matrimonio civile – fu la politica portata avanti dagli Stati, i quali da una parte avallarono spesso per motivi politici e diplomatici una serie di matrimoni dinastici e, dall’altra, si trovarono a dover gestire situazioni concrete dovute alla presenza sempre più consistente di minoranze etnico-religiose all’interno dei loro confini. Nel corso dell’età moderna il fenomeno fu particolarmente significativo in aree fortemente multiconfessionali come i Paesi Bassi o i Balcani, ma anche in Russia l’allargamento delle frontiere e la fondazione di nuove colonie che si reggevano sull’arrivo di significative comunità di “stranieri” determinarono seppure lentamente l’aumento delle unioni miste. In primo luogo, la ricerca intende dunque verificare la scollatura fra la teoria e la prassi in merito alla questione dei matrimoni misti; in secondo luogo, si propone di stabilire una sorta di cronologia di tali unioni, con l’intento di comprendere in che modo esso subisca accelerazioni e rallentamenti nel corso dell’età moderna; quindi intende verificare in che termini i matrimoni misti rappresentino un mutamento di mentalità nell’ambito dei rapporti fra religioni e comunità nazionali differenti, nella direzione di una effettiva secolarizzazione della società in cui ad unioni dettate in primo luogo dall’attaccamento alla comunità d’origine e a un principio d’ordine si sostituisce in maniera progressiva un elemento di scelta sempre più personale dettato tanto dall’educazione e dalla cultura quanto dalle logiche dell’assimilazione alla maggioranza. La questione dei matrimoni misti – se non per gli aspetti legati direttamente al diritto canonico - risultava sostanzialmente inesplorata anche per la scarsezza di ricerche su temi che incrocino la storia religiosa con l’antropologia religiosa e la storia della famiglia. Fino ad anni recenti, per ciò che concerne i rapporti fra le varie comunità confessionali in Europa, è stato privilegiato un approccio di tipo istituzionale e diplomatico, attento alle relazioni di potere fra le gerarchie tanto laiche quanto ecclesiatiche ma assai poco alla natura reale e quotidiana di questi rapporti. Il saggio consente dunque di tenere al suo interno diversi piani di lettura: ad una storia di tipo istituzionale e diplomatico si affianca infatti la storia religiosa, la storia sociale, la storia della cultura - intesa anche come cultura delle minoranze.
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