La frantumazione della vita individuale e del sapere riapre il problema antropologico. Paradossalmente, mentre si accresce il potere umano, l’uomo sembra perdere ogno consistenza ontologica e cerca le prove, come Diogene, della sua esistenza. E’ ancora possibile pensare l’uomo come un interò? La proposta di E. Mounier, fondatore del personalismo comunitario, è un’originale tentativo di pensare l’uomo come persona. Tutta la vita e gli scritti del filosofo francese sono il segno della volontà di difendere l’uomo da ogni prevaricazione e di preservare l’umanità dalla perdita di senso e di valori, irradiando nella cultura una nuova antropologia e stili di vita conformi alla dignità umana. La persona non può essere usata, né può essere subordinata a disegni egemoni, mentre è vero che rimane una realtà al di là delle dottrine, dei discorsi e dei sistemi che tentano di catturarla. Il personalismo mounieriano ci indica la strada per non soccombere alle potenze deresponsabilizzanti e anonime della storia e ci sollecita a lavorare per individuare le condizioni che portano non solo alla responsabilità, ma anche e soprattutto alla realizzazione di un nuovo umanesimo, fatto di impegno etico, di amore, di rispetto per la dignità di ogni uomo, spesso oltraggiata e minacciata nel nostro tempo. Mounier critica e condanna tutti i totalitarismi che negano la persona nella sua realtà onto-assiologica e condanna severamente l’individualismo esasperato, caratterizzato dallo spirito borghese che è la negazione dell’amore come dono per l’altro e fa perdere il senso dell’essere spersonalizzando il soggetto e rendendolo vittima della “metafisica della solitudine integrale” la sola che rimane quando si è persa la verità, il mondo e la comunione. La testimonianza e gli scritti di Mounier possono tornare di grande attualità e utilità, specie quando si scorge in essi l’incontro con un pensatore cristiano fortemente impegnato a interrogare il suo tempo e che, scrivendo, esercita la paideia in senso platonico: affronta e discute i grandi problemi sociali e politici rivolgendo, per la soluzione di essi, un appello che mobilita, con il lettore, l’uomo totale. Il suo è il dramma di un cristiano che avverte la possibilità di innestare nella storia la forza misteriosa del soprannaturale come luce sulle molteplici tensioni che abitano il nostro mondo. Per questo afferma che il fine ultimo della vita dell’uomo non è la felicità, il benessere, la prosperità di un nucleo sociale, ma l’effondersi spirituale dell’uomo stesso perché “solo lo spirito è fatto per indovinare i valore che nessuna luce abbagliante denuncia”.

Mounier e l'ansia per l'uomo

INDELLICATO, Michele
2006-01-01

Abstract

La frantumazione della vita individuale e del sapere riapre il problema antropologico. Paradossalmente, mentre si accresce il potere umano, l’uomo sembra perdere ogno consistenza ontologica e cerca le prove, come Diogene, della sua esistenza. E’ ancora possibile pensare l’uomo come un interò? La proposta di E. Mounier, fondatore del personalismo comunitario, è un’originale tentativo di pensare l’uomo come persona. Tutta la vita e gli scritti del filosofo francese sono il segno della volontà di difendere l’uomo da ogni prevaricazione e di preservare l’umanità dalla perdita di senso e di valori, irradiando nella cultura una nuova antropologia e stili di vita conformi alla dignità umana. La persona non può essere usata, né può essere subordinata a disegni egemoni, mentre è vero che rimane una realtà al di là delle dottrine, dei discorsi e dei sistemi che tentano di catturarla. Il personalismo mounieriano ci indica la strada per non soccombere alle potenze deresponsabilizzanti e anonime della storia e ci sollecita a lavorare per individuare le condizioni che portano non solo alla responsabilità, ma anche e soprattutto alla realizzazione di un nuovo umanesimo, fatto di impegno etico, di amore, di rispetto per la dignità di ogni uomo, spesso oltraggiata e minacciata nel nostro tempo. Mounier critica e condanna tutti i totalitarismi che negano la persona nella sua realtà onto-assiologica e condanna severamente l’individualismo esasperato, caratterizzato dallo spirito borghese che è la negazione dell’amore come dono per l’altro e fa perdere il senso dell’essere spersonalizzando il soggetto e rendendolo vittima della “metafisica della solitudine integrale” la sola che rimane quando si è persa la verità, il mondo e la comunione. La testimonianza e gli scritti di Mounier possono tornare di grande attualità e utilità, specie quando si scorge in essi l’incontro con un pensatore cristiano fortemente impegnato a interrogare il suo tempo e che, scrivendo, esercita la paideia in senso platonico: affronta e discute i grandi problemi sociali e politici rivolgendo, per la soluzione di essi, un appello che mobilita, con il lettore, l’uomo totale. Il suo è il dramma di un cristiano che avverte la possibilità di innestare nella storia la forza misteriosa del soprannaturale come luce sulle molteplici tensioni che abitano il nostro mondo. Per questo afferma che il fine ultimo della vita dell’uomo non è la felicità, il benessere, la prosperità di un nucleo sociale, ma l’effondersi spirituale dell’uomo stesso perché “solo lo spirito è fatto per indovinare i valore che nessuna luce abbagliante denuncia”.
2006
88-8422-558-2
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/72698
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact