La scienza economica si basa su un sistema di regole o leggi costruite dall’uomo per governare l’ambito in cui vive. Di qui discende il termine economia (oikos = casa; nomos = legge). Questa, come ogni oggetto costruito dall’uomo ha un suo connaturato grado di imperfezione che distingue le leggi dell’uomo dalle leggi della natura o fisiche (physis). Il margine di incertezza insito nelle leggi umane spinge l’uomo a porsi in relazione e a strutturare forme di cooperazione. Così gli Stati si costituiscono in collettività organizzate, cui sono disposti a demandare parte della propria sovranità e delle proprie funzioni di governo, come avviene con l’integrazione economica, sociale e, infine, politica sovranazionale anche perché, date le condizioni esterne, i singoli stati non si ritengono in grado di conseguire singolarmente obiettivi la cui realizzazione richiede tempi lunghi e costi troppo elevati. Questo spiega perché l’integrazione economica è nella pratica realizzata in tempi più brevi dell’integrazione politica. Questa però rimane l’esito finale dell’integrazione economica, in quanto quest’ultima deve avere una base necessariamente regionale, se si intende salvaguardare l’identità nazionale e locale delle persone, ma anche una base di unitarietà. Rispetto all’integrazione politica, quella economica ha una missione più semplice nell’impostazione –tendendo a massimizzare il benessere comune- e nello stesso tempo più difficile da realizzare se non venisse sostenuta da una unitarietà di intenti che è frutto dell’integrazione politica. Di fronte ad un processo di integrazione economica in via di avanzato progresso (l’integrazione economica in Europa è considerata l’espressione più avanzata di un processo imperfetto di scala mondiale), quella politica non può essere troppo graduale ed essere attuata in tempi troppo lunghi, perché essa rischierebbe di indebolire quella economica. Per questo nel paper si arriva alla conclusione che l’integrazione economica non può prescindere da quella politica.

Identità e persona nel processo di integrazione europea. Il punto di vista dell’economista

LOSURDO, Francesco
2004-01-01

Abstract

La scienza economica si basa su un sistema di regole o leggi costruite dall’uomo per governare l’ambito in cui vive. Di qui discende il termine economia (oikos = casa; nomos = legge). Questa, come ogni oggetto costruito dall’uomo ha un suo connaturato grado di imperfezione che distingue le leggi dell’uomo dalle leggi della natura o fisiche (physis). Il margine di incertezza insito nelle leggi umane spinge l’uomo a porsi in relazione e a strutturare forme di cooperazione. Così gli Stati si costituiscono in collettività organizzate, cui sono disposti a demandare parte della propria sovranità e delle proprie funzioni di governo, come avviene con l’integrazione economica, sociale e, infine, politica sovranazionale anche perché, date le condizioni esterne, i singoli stati non si ritengono in grado di conseguire singolarmente obiettivi la cui realizzazione richiede tempi lunghi e costi troppo elevati. Questo spiega perché l’integrazione economica è nella pratica realizzata in tempi più brevi dell’integrazione politica. Questa però rimane l’esito finale dell’integrazione economica, in quanto quest’ultima deve avere una base necessariamente regionale, se si intende salvaguardare l’identità nazionale e locale delle persone, ma anche una base di unitarietà. Rispetto all’integrazione politica, quella economica ha una missione più semplice nell’impostazione –tendendo a massimizzare il benessere comune- e nello stesso tempo più difficile da realizzare se non venisse sostenuta da una unitarietà di intenti che è frutto dell’integrazione politica. Di fronte ad un processo di integrazione economica in via di avanzato progresso (l’integrazione economica in Europa è considerata l’espressione più avanzata di un processo imperfetto di scala mondiale), quella politica non può essere troppo graduale ed essere attuata in tempi troppo lunghi, perché essa rischierebbe di indebolire quella economica. Per questo nel paper si arriva alla conclusione che l’integrazione economica non può prescindere da quella politica.
2004
83-7299-324-6
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