Conducendo una riflessione ‘problematizzante’ sulle fonti di età normanna (in modo particolare su quelle narrative), prestando cioé attenzione alla specificità di ognuna di esse e ai meccanismi della loro ‘costruzione’ culturale, e inserendo la loro lettura in un contesto necessariamente interdisciplinare, più ampio, globale, che ha tenuto in debito conto la visione generale del mondo e la mentalità degli uomini di quell’età, è stato possibile andare oltre il livello dell’analisi filologica per cogliere l’intreccio tra le diverse forme di comunicazione sociale, veicolate in parte dal linguaggio scritto e in termini più ampi dal linguaggio verbale e da codici culturali indipendenti da quest’ultimo: la percezione e l’uso del tempo e dello spazio, i linguaggi silenziosi dei gesti, dell’abbigliamento, dell’alimentazione, della ricchezza… Codici culturali mai neutri, profondamente diversi dai nostri, che nelle fonti ci colpiscono per la loro stranezza, ma che ci aiutano a comprendere meglio le strategie istituzionali e di potere nella loro reciproca dialettica con la società civile. Nello sforzo, non semplice, di cercare di ricostruire, di rendere intelligibile, per quanto possibile, e di raccontare la complessità del reale, dell’intrigo dei contesti comunicativi, si è cercato di far luce sui meccanismi interni di interazione tra agire collettivo, comportamenti individuali e potere in alcune comunità urbane del Mezzogiorno normanno, evidenziando anche il problema dell’importanza del simbolico nel funzionamento dell’organizzazione sociale. In una prospettiva storico-antropologica, l’obiettivo della mia analisi è stato, dunque, quello di cogliere e spiegare l’articolazione e il significato culturale e sociale di alcuni riti e cerimoniali civici ponendoli in connessione dialogica con il tema del potere. Potere che palesa la sua capacità di imporsi, di ‘mettere le mani’ sul tempo e sullo spazio della festa e della morte, occupandoli e organizzandoli, mobilitando gli individui ed incidendo sulle loro vite per farsi accettare e divenire consenso. L’attenzione si è così incentrata su una serie di comportamenti rituali inerenti ad alcune morti ‘speciali’, socialmente significanti, all’esclusione dallo spazio sociale (i rituali pubblici di espulsione che sono tipici rituali di violenza collettiva), ai festeggiamenti in onore dei santi locali, alle cerimonie di grande effetto degli ‘ingressi’ solenni nelle città di personaggi di grande dignità sociale, alla comunicazione del senso della condizione sociale e dello status nelle gerarchie del potere, elementi costitutivi di un codice comunicativo articolato, facilmente decodificabile da parte di chi viveva in città, di quanti erano cioè partecipi della stessa cultura. Rituali collettivi, questi, sempre di grande ‘impatto’, perché indirizzati all’emotività, all’immaginazione dei partecipanti e degli astanti, e che veicolavano messaggi che venivano fruiti attraverso la vista, l’olfatto, l’udito e il tatto. All’interno dei rituali urbani, che si palesano sempre come articolati sistemi di comunicazione per lo più non verbale, l’analisi ha così messo in luce aspetti meno indagati della comunicazione sociale, come il ruolo delle donne, l’utilizzazione culturale e simbolica del tempo e dello spazio sociale, dell’elemento sonoro e olfattivo, delle ricchezze, dei gesti, delle relazioni spaziali tra gli uomini, dei comportamenti umani, dell’abbigliamento, dell’alimentazione, delle res, cioè dei semplici oggetti, evidenziandone il valore simbolico, il loro significato.

Mezzogiorno normanno. Potere, spazio urbano, ritualità

LAVARRA, Caterina
2005-01-01

Abstract

Conducendo una riflessione ‘problematizzante’ sulle fonti di età normanna (in modo particolare su quelle narrative), prestando cioé attenzione alla specificità di ognuna di esse e ai meccanismi della loro ‘costruzione’ culturale, e inserendo la loro lettura in un contesto necessariamente interdisciplinare, più ampio, globale, che ha tenuto in debito conto la visione generale del mondo e la mentalità degli uomini di quell’età, è stato possibile andare oltre il livello dell’analisi filologica per cogliere l’intreccio tra le diverse forme di comunicazione sociale, veicolate in parte dal linguaggio scritto e in termini più ampi dal linguaggio verbale e da codici culturali indipendenti da quest’ultimo: la percezione e l’uso del tempo e dello spazio, i linguaggi silenziosi dei gesti, dell’abbigliamento, dell’alimentazione, della ricchezza… Codici culturali mai neutri, profondamente diversi dai nostri, che nelle fonti ci colpiscono per la loro stranezza, ma che ci aiutano a comprendere meglio le strategie istituzionali e di potere nella loro reciproca dialettica con la società civile. Nello sforzo, non semplice, di cercare di ricostruire, di rendere intelligibile, per quanto possibile, e di raccontare la complessità del reale, dell’intrigo dei contesti comunicativi, si è cercato di far luce sui meccanismi interni di interazione tra agire collettivo, comportamenti individuali e potere in alcune comunità urbane del Mezzogiorno normanno, evidenziando anche il problema dell’importanza del simbolico nel funzionamento dell’organizzazione sociale. In una prospettiva storico-antropologica, l’obiettivo della mia analisi è stato, dunque, quello di cogliere e spiegare l’articolazione e il significato culturale e sociale di alcuni riti e cerimoniali civici ponendoli in connessione dialogica con il tema del potere. Potere che palesa la sua capacità di imporsi, di ‘mettere le mani’ sul tempo e sullo spazio della festa e della morte, occupandoli e organizzandoli, mobilitando gli individui ed incidendo sulle loro vite per farsi accettare e divenire consenso. L’attenzione si è così incentrata su una serie di comportamenti rituali inerenti ad alcune morti ‘speciali’, socialmente significanti, all’esclusione dallo spazio sociale (i rituali pubblici di espulsione che sono tipici rituali di violenza collettiva), ai festeggiamenti in onore dei santi locali, alle cerimonie di grande effetto degli ‘ingressi’ solenni nelle città di personaggi di grande dignità sociale, alla comunicazione del senso della condizione sociale e dello status nelle gerarchie del potere, elementi costitutivi di un codice comunicativo articolato, facilmente decodificabile da parte di chi viveva in città, di quanti erano cioè partecipi della stessa cultura. Rituali collettivi, questi, sempre di grande ‘impatto’, perché indirizzati all’emotività, all’immaginazione dei partecipanti e degli astanti, e che veicolavano messaggi che venivano fruiti attraverso la vista, l’olfatto, l’udito e il tatto. All’interno dei rituali urbani, che si palesano sempre come articolati sistemi di comunicazione per lo più non verbale, l’analisi ha così messo in luce aspetti meno indagati della comunicazione sociale, come il ruolo delle donne, l’utilizzazione culturale e simbolica del tempo e dello spazio sociale, dell’elemento sonoro e olfattivo, delle ricchezze, dei gesti, delle relazioni spaziali tra gli uomini, dei comportamenti umani, dell’abbigliamento, dell’alimentazione, delle res, cioè dei semplici oggetti, evidenziandone il valore simbolico, il loro significato.
2005
8880866117
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/71723
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact