The Winter’s Tale si connota per una preziosità, una complessità e un virtuosismo nella strutturazione e nella tessitura drammatica e scenica che dichiarano inconfondibilmente l’intensa interlocuzione con le novità estetiche provenienti dal Continente e, in particolare, con quelle della tragicommedia italiana da cui trae ispirazione Il pastor fido di Giovanni Battista Guarini. La lettura in chiave formale e storico-culturale coglie nel play shakespeariano un momento di snodo tra una Rinascenza attenta all’imitazione e all’appropriazione delle forme classiche e un Tardo Rinascimento che proprio nell’accentuato sperimentalismo formale dà voce alle inquietudini di una coscienza nuova, moderna. Nello specifico, il saggio mostra come in The Winter’s Tale sia proprio la funzione e collocazione formale della pastorale a svolgere un ruolo strutturante e determinante, nel senso che la pastorale modifica sia la natura della tragedia che quella della commedia, dando vita a una nuova configurazione retorica e ideologica che si ispira profondamente alle più recenti sperimentazioni drammaturgiche cinquecentesche volte alla creazione di un terzo genere. Questa nuova sensibilità, in particolar modo in The Winter’s Tale ispira l’esplorazione di nuove potenzialità di comunicazione nel rapporto teatro-pubblico, più di quanto non fosse avvenuto nelle precedenti opere shakespeariane, nel senso che le categorie estetiche della “meraviglia” e del sublime soprannaturale, cui specificamente si associa il dramma pastorale, sollecitano la messa in campo di strategie teatrali oltremodo complesse, in cui lo spettatore misura non solo la perizia dell’autore ma anche la forza dell’artificio teatrale in quanto luogo di negoziazione di valori “naturali” e qui anche “soprannaturali”.
Dal 'racconto d'inverno' al racconto di primavera: come volgere la paura in grazia e meraviglia
MALLARDI, Rosella
2004-01-01
Abstract
The Winter’s Tale si connota per una preziosità, una complessità e un virtuosismo nella strutturazione e nella tessitura drammatica e scenica che dichiarano inconfondibilmente l’intensa interlocuzione con le novità estetiche provenienti dal Continente e, in particolare, con quelle della tragicommedia italiana da cui trae ispirazione Il pastor fido di Giovanni Battista Guarini. La lettura in chiave formale e storico-culturale coglie nel play shakespeariano un momento di snodo tra una Rinascenza attenta all’imitazione e all’appropriazione delle forme classiche e un Tardo Rinascimento che proprio nell’accentuato sperimentalismo formale dà voce alle inquietudini di una coscienza nuova, moderna. Nello specifico, il saggio mostra come in The Winter’s Tale sia proprio la funzione e collocazione formale della pastorale a svolgere un ruolo strutturante e determinante, nel senso che la pastorale modifica sia la natura della tragedia che quella della commedia, dando vita a una nuova configurazione retorica e ideologica che si ispira profondamente alle più recenti sperimentazioni drammaturgiche cinquecentesche volte alla creazione di un terzo genere. Questa nuova sensibilità, in particolar modo in The Winter’s Tale ispira l’esplorazione di nuove potenzialità di comunicazione nel rapporto teatro-pubblico, più di quanto non fosse avvenuto nelle precedenti opere shakespeariane, nel senso che le categorie estetiche della “meraviglia” e del sublime soprannaturale, cui specificamente si associa il dramma pastorale, sollecitano la messa in campo di strategie teatrali oltremodo complesse, in cui lo spettatore misura non solo la perizia dell’autore ma anche la forza dell’artificio teatrale in quanto luogo di negoziazione di valori “naturali” e qui anche “soprannaturali”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.