A seguito del fenomenale sviluppo globale di Internet, da qualche anno in Italia ─ accanto ai corsi di informatica giuridica ─ si cominciano ad istituire anche le cattedre di «diritto pubblico dell’informatica». Il delicato rapporto tra governati e governati, oltre ad essere oggetto di ricerca, diventa anche oggetto di didattica. Il diritto pubblico dell’informatica, nell’attuale accademia, rappresenta uno dei temi più complessi ─ ma nello stesso tempo ─ anche più affascinanti del XXI secolo. Dal punto di vista scientifico, siffatta complessità, si può efficacemente spiegare ─ e paradossalmente anche semplificare ─ aumentando il focus dell’indagine. Non ha più molto senso ─ oggi ─ concentrare il l’attenzione solo su un singolo ordinamento (Polonia), quando il fenomeno analizzato (Internet) ha dimensioni globali e determina forti interconnessioni fra stati (Italia, USA e Cina). Di conseguenza, sono ormai in via di superamento quelle rigide barriere (soprattutto mentali) dei c.d. settori disciplinari che, pur restando importanti sotto il profilo amministrativo e didattico, non si possono più usare come le principali categorie ─ sempre mentali ─ di analisi della realtà in continuo divenire e cambiamento. Quanto detto non può scoraggiare il giurista che desideri affrontare con passione e rigore scientifico le problematiche poste dal diritto pubblico dell’informatica. Di fronte ad una massa virtuale di informazioni potenzialmente manipolate e/o manipolabili, è bene rammentare che l’unico punto affidabile di ancoraggio in materia rimane ─ mutatis mutandis ─ l’uso consapevole dell’intelletto (brain power). Nella sua attività di conferenziere, F. Ghioni ─ uno dei massimi esperti mondiali di sicurezza su Internet ─ afferma che è fondamentale ricordarsi che non c’è sistema giuridico o istituzionale che possa sostituirsi alle nostre facoltà cognitive ─ o meglio ancora ─ ad un cervello (umano) perfettamente funzionante. Solo un pensiero critico ed emotivamente distaccato è in grado di consentire a governati e governanti ─ oltre che agli studiosi ─ di orientarsi consapevolmente nell’impetuoso flusso informativo della rete globale in velocissima espansione.
Introduzione al diritto pubblico dell'informatica. La disciplina del segreto nell'era della globalizzazione digitale.
BIANCO, Giovanni
2014-01-01
Abstract
A seguito del fenomenale sviluppo globale di Internet, da qualche anno in Italia ─ accanto ai corsi di informatica giuridica ─ si cominciano ad istituire anche le cattedre di «diritto pubblico dell’informatica». Il delicato rapporto tra governati e governati, oltre ad essere oggetto di ricerca, diventa anche oggetto di didattica. Il diritto pubblico dell’informatica, nell’attuale accademia, rappresenta uno dei temi più complessi ─ ma nello stesso tempo ─ anche più affascinanti del XXI secolo. Dal punto di vista scientifico, siffatta complessità, si può efficacemente spiegare ─ e paradossalmente anche semplificare ─ aumentando il focus dell’indagine. Non ha più molto senso ─ oggi ─ concentrare il l’attenzione solo su un singolo ordinamento (Polonia), quando il fenomeno analizzato (Internet) ha dimensioni globali e determina forti interconnessioni fra stati (Italia, USA e Cina). Di conseguenza, sono ormai in via di superamento quelle rigide barriere (soprattutto mentali) dei c.d. settori disciplinari che, pur restando importanti sotto il profilo amministrativo e didattico, non si possono più usare come le principali categorie ─ sempre mentali ─ di analisi della realtà in continuo divenire e cambiamento. Quanto detto non può scoraggiare il giurista che desideri affrontare con passione e rigore scientifico le problematiche poste dal diritto pubblico dell’informatica. Di fronte ad una massa virtuale di informazioni potenzialmente manipolate e/o manipolabili, è bene rammentare che l’unico punto affidabile di ancoraggio in materia rimane ─ mutatis mutandis ─ l’uso consapevole dell’intelletto (brain power). Nella sua attività di conferenziere, F. Ghioni ─ uno dei massimi esperti mondiali di sicurezza su Internet ─ afferma che è fondamentale ricordarsi che non c’è sistema giuridico o istituzionale che possa sostituirsi alle nostre facoltà cognitive ─ o meglio ancora ─ ad un cervello (umano) perfettamente funzionante. Solo un pensiero critico ed emotivamente distaccato è in grado di consentire a governati e governanti ─ oltre che agli studiosi ─ di orientarsi consapevolmente nell’impetuoso flusso informativo della rete globale in velocissima espansione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.