Riconoscere e trattare il dolore negli animali è attualmente considerato clinicamente ed eticamente essenziale nella pratica veterinaria, sebbene in passato sia stata dedicata scarsa attenzione al problema, soprattutto negli animali selvatici o non convenzionali. Le logiche sottese a tale situazione possono essere state piuttosto eterogenee: ostacoli di ordine ideologico (ad esempio, l’idea che il dolore sia una risposta “naturale”, o che gli animali non lo percepiscano), difficoltà a riconoscerlo e quantificarlo, inconsapevolezza dei suoi effetti deleteri sul recupero dell’animale, paura degli effetti collaterali e della eventuale tossicità delle molecole da utilizzare e mancanza di familiarità con i protocolli terapeutici, possono tutti aver contribuito a rendere poco praticata l’analgesia negli animali non convenzionali. Il dolore rappresenta una entità fisiologicamente e psicologicamente complessa, definita dalla International Association for the Study of Pain (IASP) come “una spiacevole esperienza sensoriale ed emozionale associata ad un potenziale od effettivo danno tissutale”. Poiché gli animali non possono comunicare verbalmente, il termine nocicezione viene spesso utilizzato al posto di dolore. Per nocicezione si intende una risposta evocata da una irritazione tessutale dovuta ad una specifica stimolazione meccanica, termica o chimica di recettori posti sui terminali nervosi, denominati pertanto nocicettori. La mancanza di comunicazione verbale impedisce di valutare l’entità della sofferenza nell’animale e l’eventuale inadeguatezza della terapia analgesica scelta. Tra tutti, i rettili sono tra le specie più scarsamente comprese e comprensibili sotto questo aspetto. L’evidenza della capacità da parte dei rettili di percepire il dolore si fonda su diverse considerazioni: 1. comportamenti evocati come risposta ad uno stimolo algico, sebbene spesso complessi da interpretare, soprattutto in risposta al dolore cronico; 2. identificazione anatomica e fisiologica nei rettili delle stesse o analoghe strutture preposte alle vie del dolore nei mammiferi; 3. possibilità di modulazione farmacologia della risposta algica (almeno in alcune specie e con insorgenza dell’effetto a distanza di diverse ore dalla somministrazione dell’analgesico).

Approccio all’analgesia nella medicina riabilitativa delle tartarughe marine: farmaci più comunemente utilizzati e considerazioni sulla loro efficacia

LAI, OLIMPIA;
2012-01-01

Abstract

Riconoscere e trattare il dolore negli animali è attualmente considerato clinicamente ed eticamente essenziale nella pratica veterinaria, sebbene in passato sia stata dedicata scarsa attenzione al problema, soprattutto negli animali selvatici o non convenzionali. Le logiche sottese a tale situazione possono essere state piuttosto eterogenee: ostacoli di ordine ideologico (ad esempio, l’idea che il dolore sia una risposta “naturale”, o che gli animali non lo percepiscano), difficoltà a riconoscerlo e quantificarlo, inconsapevolezza dei suoi effetti deleteri sul recupero dell’animale, paura degli effetti collaterali e della eventuale tossicità delle molecole da utilizzare e mancanza di familiarità con i protocolli terapeutici, possono tutti aver contribuito a rendere poco praticata l’analgesia negli animali non convenzionali. Il dolore rappresenta una entità fisiologicamente e psicologicamente complessa, definita dalla International Association for the Study of Pain (IASP) come “una spiacevole esperienza sensoriale ed emozionale associata ad un potenziale od effettivo danno tissutale”. Poiché gli animali non possono comunicare verbalmente, il termine nocicezione viene spesso utilizzato al posto di dolore. Per nocicezione si intende una risposta evocata da una irritazione tessutale dovuta ad una specifica stimolazione meccanica, termica o chimica di recettori posti sui terminali nervosi, denominati pertanto nocicettori. La mancanza di comunicazione verbale impedisce di valutare l’entità della sofferenza nell’animale e l’eventuale inadeguatezza della terapia analgesica scelta. Tra tutti, i rettili sono tra le specie più scarsamente comprese e comprensibili sotto questo aspetto. L’evidenza della capacità da parte dei rettili di percepire il dolore si fonda su diverse considerazioni: 1. comportamenti evocati come risposta ad uno stimolo algico, sebbene spesso complessi da interpretare, soprattutto in risposta al dolore cronico; 2. identificazione anatomica e fisiologica nei rettili delle stesse o analoghe strutture preposte alle vie del dolore nei mammiferi; 3. possibilità di modulazione farmacologia della risposta algica (almeno in alcune specie e con insorgenza dell’effetto a distanza di diverse ore dalla somministrazione dell’analgesico).
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/64728
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact