La cultura politica del Psi negli anni Ottanta viene definendosi attraverso un processo di recupero di molti elementi della tradizione socialista, nei quali si innestano motivi nuovi, legati ad una elaborazione peculiare che si svolge tra il 1976 ed il 1981. L’espressione comunemente usata dalla nuova dirigenza socialista, venutasi a formare, dopo l’ascesa di Craxi alla segreteria del partito, sarà quella di “Nuovo riformismo”. La fase di gestazione della nuova impostazione culturale e politica si avvia all’indomani del congresso nazionale del Psi del marzo 1976, allor quando un gruppo di giovani, “i quarantenni”, appartenenti a diverse correnti (Labriola, Manca, Signorile, Cicchitto, Balzamo, Landolfi, Craxi), entrano nella nuova direzione del partito, “scalzando definitivamente i vecchi notabili superstiti”. I temi della rinnovata elaborazione politico-culturale, che riprendeva molti motivi dell’esperienza storica socialista, sarebbero venuti maturando nel quinquennio indicato, e si sarebbero tutti originati dall’affermazione dell’autonomia politica e culturale del Psi, nell’ambito della sinistra italiana. Questo autonomismo, nel quinquennio, avrebbe generato successive tematiche fra esse collegate: la centralità politica del Partito socialista; l’esigenza della “governabilità” nel sistema politico italiano; il carattere leaderistico della nuova dirigenza del Psi; il pragmatismo nell’azione politica. Molte di queste proposizioni politico-culturali erano state anche avanzate dalla riflessione di Norberto Bobbio, che, nel settembre 1976, in un convegno romano della rivista “Mondoperaio” vi aveva dato organica sistemazione, affrontando il tema della “Questione socialista e questione comunista”. Bobbio aveva, da un lato, criticato la dottrina comunista del marxismo-leninismo (anche nella concezione gramsciana dell’egemonia), dichiarandola del tutto inadeguata ad un’analisi ed azione interna alla società capitalistica occidentale. Dall’altro aveva osservato come il Partito socialista, a differenza delle socialdemocrazie europee, fosse rimasto un partito “medio”, a “vocazione intermedia”, condannato ad alleanze oggettivamente subalterne con l’uno o l’altro dei due grandi partiti nazionali. Il tema dell’autonomismo socialista, quindi, veniva riproposto con forza.

La cultura politica del PSI negli anni Ottanta. Discussioni e propaganda nelle riviste socialiste

DONNO, Michele
2011-01-01

Abstract

La cultura politica del Psi negli anni Ottanta viene definendosi attraverso un processo di recupero di molti elementi della tradizione socialista, nei quali si innestano motivi nuovi, legati ad una elaborazione peculiare che si svolge tra il 1976 ed il 1981. L’espressione comunemente usata dalla nuova dirigenza socialista, venutasi a formare, dopo l’ascesa di Craxi alla segreteria del partito, sarà quella di “Nuovo riformismo”. La fase di gestazione della nuova impostazione culturale e politica si avvia all’indomani del congresso nazionale del Psi del marzo 1976, allor quando un gruppo di giovani, “i quarantenni”, appartenenti a diverse correnti (Labriola, Manca, Signorile, Cicchitto, Balzamo, Landolfi, Craxi), entrano nella nuova direzione del partito, “scalzando definitivamente i vecchi notabili superstiti”. I temi della rinnovata elaborazione politico-culturale, che riprendeva molti motivi dell’esperienza storica socialista, sarebbero venuti maturando nel quinquennio indicato, e si sarebbero tutti originati dall’affermazione dell’autonomia politica e culturale del Psi, nell’ambito della sinistra italiana. Questo autonomismo, nel quinquennio, avrebbe generato successive tematiche fra esse collegate: la centralità politica del Partito socialista; l’esigenza della “governabilità” nel sistema politico italiano; il carattere leaderistico della nuova dirigenza del Psi; il pragmatismo nell’azione politica. Molte di queste proposizioni politico-culturali erano state anche avanzate dalla riflessione di Norberto Bobbio, che, nel settembre 1976, in un convegno romano della rivista “Mondoperaio” vi aveva dato organica sistemazione, affrontando il tema della “Questione socialista e questione comunista”. Bobbio aveva, da un lato, criticato la dottrina comunista del marxismo-leninismo (anche nella concezione gramsciana dell’egemonia), dichiarandola del tutto inadeguata ad un’analisi ed azione interna alla società capitalistica occidentale. Dall’altro aveva osservato come il Partito socialista, a differenza delle socialdemocrazie europee, fosse rimasto un partito “medio”, a “vocazione intermedia”, condannato ad alleanze oggettivamente subalterne con l’uno o l’altro dei due grandi partiti nazionali. Il tema dell’autonomismo socialista, quindi, veniva riproposto con forza.
2011
9788882328979
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