L’introduzione della didattica a distanza (DAD) a scuola, dovuta all’emergenza pandemica da Covid-19, ha portato alla luce una nuova forma di povertà educativa che vede al centro il digitale. L’aspetto più eclatante di questo fenomeno si è riscontrato nella scarsa possibilità di accesso ai digital devices, che ha compromesso la fruizione della DAD per molti studenti, incidendo profondamente non solo sull’apprendimento ma anche sul processo di socializzazione. Questo, tuttavia, è solo un aspetto di un gap molto più profondo che riguarda la scarsa padronanza delle competenze digitali, intese come nuovi alfabeti necessari nella società postmediale per analizzare la produzione e la fruizione dei contenuti digitali (Rivoltella, 2020) al tempo della “platform society” (Van Dijck, et al, 2019). La povertà educativa digitale, definita nel Rapporto di Save the Children come “la privazione delle opportunità di apprendere, sperimentare e far fiorire capacità e talenti attraverso l’utilizzo responsabile, critico e creativo degli strumenti digitali”, non trova un esordio a seguito della pandemia poiché già prima di essa si registrava che, in Italia, gli studenti occupassero i posti più bassi delle classifiche europee nelle competenze digitali. A confermare questo gap ha contribuito poi la ricerca condotta da Save the Children in collaborazione con il CREMIT, che ha evidenziato profonde lacune rispetto alle competenze tecniche legate all’esercizio della cittadinanza. Questi dati richiamano la necessità di un’analisi della dimensione alfabetica, critica ed etica rispetto al digitale e di riflettere sulle digital skills dell’intera comunità scolastica, indispensabili per educare gli studenti al senso di cittadinanza e allo sviluppo del pensiero critico. Nella società onlife (Pasta, Rivoltella, 2022) molteplici sono i corsi di formazione sulle competenze digitali e sulla scuola digitale e altrettanto possono dirsi i tentativi di integrare le suddette competenze nei curricoli scolastici a livello europeo (Livingstone, et al., 2018). Entro il 2025, la Commissione europea si è posta l’obiettivo di creare un European Education Area e ha individuato nell’educazione digitale uno dei fattori chiave per realizzare tale processo attraverso il Digital Education Action Plan. Alla luce di quanto emerso, l’articolo si propone di indagare come l’utilizzo del Debate a scuola possa contribuire in modo significativo a sviluppare le competenze trasversali e civili dell’uomo e smontare alcuni paradigmi tradizionali, favorendo il cooperative learning e la peer education non solo tra studenti, ma anche tra docenti e tra docenti e studenti. Tale metodologia didattica, che si sostanzia nel confronto fra due squadre di studenti che sostengono e controbattono un’affermazione, prefiggendosi in fase preparatoria l’utilizzo delle TIC, spinge i partecipanti ad una ricerca online accurata e il più possibile lontana dalle fake news promuovendo un utilizzo consapevole delle nuove tecnologie.

Superare la povertà educativa digitale a scuola attraverso il debate

Teresa Di Spiridione
2025-01-01

Abstract

L’introduzione della didattica a distanza (DAD) a scuola, dovuta all’emergenza pandemica da Covid-19, ha portato alla luce una nuova forma di povertà educativa che vede al centro il digitale. L’aspetto più eclatante di questo fenomeno si è riscontrato nella scarsa possibilità di accesso ai digital devices, che ha compromesso la fruizione della DAD per molti studenti, incidendo profondamente non solo sull’apprendimento ma anche sul processo di socializzazione. Questo, tuttavia, è solo un aspetto di un gap molto più profondo che riguarda la scarsa padronanza delle competenze digitali, intese come nuovi alfabeti necessari nella società postmediale per analizzare la produzione e la fruizione dei contenuti digitali (Rivoltella, 2020) al tempo della “platform society” (Van Dijck, et al, 2019). La povertà educativa digitale, definita nel Rapporto di Save the Children come “la privazione delle opportunità di apprendere, sperimentare e far fiorire capacità e talenti attraverso l’utilizzo responsabile, critico e creativo degli strumenti digitali”, non trova un esordio a seguito della pandemia poiché già prima di essa si registrava che, in Italia, gli studenti occupassero i posti più bassi delle classifiche europee nelle competenze digitali. A confermare questo gap ha contribuito poi la ricerca condotta da Save the Children in collaborazione con il CREMIT, che ha evidenziato profonde lacune rispetto alle competenze tecniche legate all’esercizio della cittadinanza. Questi dati richiamano la necessità di un’analisi della dimensione alfabetica, critica ed etica rispetto al digitale e di riflettere sulle digital skills dell’intera comunità scolastica, indispensabili per educare gli studenti al senso di cittadinanza e allo sviluppo del pensiero critico. Nella società onlife (Pasta, Rivoltella, 2022) molteplici sono i corsi di formazione sulle competenze digitali e sulla scuola digitale e altrettanto possono dirsi i tentativi di integrare le suddette competenze nei curricoli scolastici a livello europeo (Livingstone, et al., 2018). Entro il 2025, la Commissione europea si è posta l’obiettivo di creare un European Education Area e ha individuato nell’educazione digitale uno dei fattori chiave per realizzare tale processo attraverso il Digital Education Action Plan. Alla luce di quanto emerso, l’articolo si propone di indagare come l’utilizzo del Debate a scuola possa contribuire in modo significativo a sviluppare le competenze trasversali e civili dell’uomo e smontare alcuni paradigmi tradizionali, favorendo il cooperative learning e la peer education non solo tra studenti, ma anche tra docenti e tra docenti e studenti. Tale metodologia didattica, che si sostanzia nel confronto fra due squadre di studenti che sostengono e controbattono un’affermazione, prefiggendosi in fase preparatoria l’utilizzo delle TIC, spinge i partecipanti ad una ricerca online accurata e il più possibile lontana dalle fake news promuovendo un utilizzo consapevole delle nuove tecnologie.
2025
9791255683247
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/559161
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