Il contributo offre una riflessione critica sul percorso artistico del collettivo Città di Ebla, focalizzandosi sulla trilogia scenica composta da "La metamorfosi", "The dead" e "Semmelweis", ispirate rispettivamente a Kafka, Joyce e Céline. Viene illustrata la poetica anti-rappresentativa del gruppo, evidenziando come la scrittura scenica si configuri come processo di “estrazione” dal testo letterario, volto non alla sua trasposizione ma alla sua trasfigurazione. Il testo diventa trampolino per una drammaturgia autoriale multipla, dove spazio, corpo, suono e immagine concorrono alla costruzione di un sistema espressivo autonomo. Lo specchio della scena non riflette il testo ma ne evoca i fantasmi, in un lavoro che privilegia la metafora alla narrazione. Attraverso un’analisi che intreccia teoria teatrale, filosofia e studi sulla visualità, viene tracciata la complessità di un teatro che si confronta con la letteratura modernista per superarne i limiti rappresentativi, proponendo una forma di teatro “umano, troppo umano”, capace di interrogare il presente e di costruire esperienze sensibili e condivise.
Scena frontiera. Sul teatro umano (troppo umano) di Città di Ebla
Silvia Mei
2023-01-01
Abstract
Il contributo offre una riflessione critica sul percorso artistico del collettivo Città di Ebla, focalizzandosi sulla trilogia scenica composta da "La metamorfosi", "The dead" e "Semmelweis", ispirate rispettivamente a Kafka, Joyce e Céline. Viene illustrata la poetica anti-rappresentativa del gruppo, evidenziando come la scrittura scenica si configuri come processo di “estrazione” dal testo letterario, volto non alla sua trasposizione ma alla sua trasfigurazione. Il testo diventa trampolino per una drammaturgia autoriale multipla, dove spazio, corpo, suono e immagine concorrono alla costruzione di un sistema espressivo autonomo. Lo specchio della scena non riflette il testo ma ne evoca i fantasmi, in un lavoro che privilegia la metafora alla narrazione. Attraverso un’analisi che intreccia teoria teatrale, filosofia e studi sulla visualità, viene tracciata la complessità di un teatro che si confronta con la letteratura modernista per superarne i limiti rappresentativi, proponendo una forma di teatro “umano, troppo umano”, capace di interrogare il presente e di costruire esperienze sensibili e condivise.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


