Il saggio propone un’indagine teorica e storico-artistica sul ruolo dello specchio come dispositivo percettivo e mediale nella cultura visiva del tardo Ottocento, con particolare riferimento al dipinto "Un bar aux Folies-Bergère" di Édouard Manet. L’autrice analizza la tela come paradigma di una nuova estetica dello sguardo, in cui il riflesso speculare non si limita a duplicare la realtà, ma la trasfigura, generando un ambiente sensoriale che coinvolge attivamente lo spettatore. Attraverso un dialogo serrato con le teorie di Huysmans, Foucault, Bataille, Benjamin e Stoichita, si evidenzia come lo specchio diventi medium ambientale, capace di riorganizzare il sensorio urbano e teatrale, e di tematizzare la visione come esperienza estetica e conoscitiva. Il saggio si sofferma inoltre sulla funzione dello specchio nella pratica attoriale e nella scenografia dei café-concert fin de siècle, luoghi di spettacolarizzazione del desiderio e della socialità interclasse. L’opera di Manet viene così interpretata come testamento pittorico e come dispositivo critico che riflette e interroga la modernità, ponendo lo spettatore in una posizione attiva e riflessiva all’interno di una vertigine visiva e simbolica.

Specchio delle mie brame. La messinscena dello sguardo nello spazio del café-concert

MEI S
2022-01-01

Abstract

Il saggio propone un’indagine teorica e storico-artistica sul ruolo dello specchio come dispositivo percettivo e mediale nella cultura visiva del tardo Ottocento, con particolare riferimento al dipinto "Un bar aux Folies-Bergère" di Édouard Manet. L’autrice analizza la tela come paradigma di una nuova estetica dello sguardo, in cui il riflesso speculare non si limita a duplicare la realtà, ma la trasfigura, generando un ambiente sensoriale che coinvolge attivamente lo spettatore. Attraverso un dialogo serrato con le teorie di Huysmans, Foucault, Bataille, Benjamin e Stoichita, si evidenzia come lo specchio diventi medium ambientale, capace di riorganizzare il sensorio urbano e teatrale, e di tematizzare la visione come esperienza estetica e conoscitiva. Il saggio si sofferma inoltre sulla funzione dello specchio nella pratica attoriale e nella scenografia dei café-concert fin de siècle, luoghi di spettacolarizzazione del desiderio e della socialità interclasse. L’opera di Manet viene così interpretata come testamento pittorico e come dispositivo critico che riflette e interroga la modernità, ponendo lo spettatore in una posizione attiva e riflessiva all’interno di una vertigine visiva e simbolica.
2022
978-88-7470-869-7
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