Visiones di parricidio. Lo sguardo della mente e la complicità tra declamatore e uditorio ([Quint.] Decl. min. 314)

Il contributo concentra l’attenzione sulle tecniche retoriche utilizzate in Ps. Quint. decl. min. 314 per rendere visibile all’uditorio, ovvero ai giudici, e, di conseguenza, credibile il crimen parricidi. Particolare centralità è riservata all’ operazione di rottura della «quarta parete» con cui l’uditorio è chiamato a cooperare all’illusione del testo: l’invito diretto all’attività immaginifica del pubblico si configura come presupposto dell’idolopea del fantasma del padre che appare al figlio colpevole, inchiodandolo alle proprie responsabilità. Tale allucinazione prodotta da una coscienza turbata, oltre a suscitare pathos, consente di visualizzare quel processo di razionalizzazione e di interiorizzazione delle Furie come personificazione del senso di colpa dei parricidi teorizzato da Cicerone nella Pro Roscio Amerino che costituisce l’ipotesto di questa declamazione.