Il saggio mira a riflettere su come la figura del vampiro venga mostrata, raccontata e ripensata nel cinema popolare italiano, al di fuori del genere che la vede come protagonista per antonomasia, ovvero l’horror. Se diverse riflessioni sono state già proposte in relazione alle narrazioni vampiresche nel cinema dell’orrore (Di Chiara, 2009; Venturini, 2014; Baschiera, Hunter, 2016; e soprattutto Guarneri, 2020), un campo ancora poco studiato riguarda la raffigurazione che altri generi popolari offrono di tale figura. In questi casi, il vampiro è soggetto a un rimodellamento di alcune delle sue caratteristiche tradizionali, alla luce delle specificità proprie ai generi stessi. A partire da un campione di pellicole necessariamente ridotto che abbraccia gli anni d’oro del cinema popolare italiano, il saggio si articolerà in tre momenti. Soffermandosi su film come Tempi duri per i vampiri (Steno, 1959), la prima parte sarà dedicata ai vampiri nella commedia, e in particolare alla raffigurazione scanzonata che viene proposta di essi. Chiamando in causa pellicole quali Maciste contro il vampiro (Sergio Corbucci, Giacomo Gentilomo, 1961), il discorso si concentrerà poi sul peplum e sul ripensamento del vampiro in chiave storico-mitologica. Spostandosi infine su lungometraggi come Riti, magie nere e segrete orge nel Trecento (Renato Polselli, 1972), si rifletterà su come il cinema erotico si sia appropriato di tali figure, giocando sulla sessualizzazione del binomio vittima-carnefice.
Oltre l’orrore. Altri vampiri nel cinema popolare italiano
Landrini, Gabriele
2024-01-01
Abstract
Il saggio mira a riflettere su come la figura del vampiro venga mostrata, raccontata e ripensata nel cinema popolare italiano, al di fuori del genere che la vede come protagonista per antonomasia, ovvero l’horror. Se diverse riflessioni sono state già proposte in relazione alle narrazioni vampiresche nel cinema dell’orrore (Di Chiara, 2009; Venturini, 2014; Baschiera, Hunter, 2016; e soprattutto Guarneri, 2020), un campo ancora poco studiato riguarda la raffigurazione che altri generi popolari offrono di tale figura. In questi casi, il vampiro è soggetto a un rimodellamento di alcune delle sue caratteristiche tradizionali, alla luce delle specificità proprie ai generi stessi. A partire da un campione di pellicole necessariamente ridotto che abbraccia gli anni d’oro del cinema popolare italiano, il saggio si articolerà in tre momenti. Soffermandosi su film come Tempi duri per i vampiri (Steno, 1959), la prima parte sarà dedicata ai vampiri nella commedia, e in particolare alla raffigurazione scanzonata che viene proposta di essi. Chiamando in causa pellicole quali Maciste contro il vampiro (Sergio Corbucci, Giacomo Gentilomo, 1961), il discorso si concentrerà poi sul peplum e sul ripensamento del vampiro in chiave storico-mitologica. Spostandosi infine su lungometraggi come Riti, magie nere e segrete orge nel Trecento (Renato Polselli, 1972), si rifletterà su come il cinema erotico si sia appropriato di tali figure, giocando sulla sessualizzazione del binomio vittima-carnefice.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


