In apertura del Terzo Millennio l’ONU ha dichiarato il 2001 “anno internazionale del Volontariato” . Il grande processo di cambiamento, oggi comunemente chiamato di globalizzazione, che ha coinvolto tutti i paesi del mondo sia a livello economico che politico, sociale, culturale e relazionale, ha causato un notevole aumento dell’esercito di volontari. Per richiamare l’attenzione sui milioni di cittadini che - per restituire umanità al vivere civile- coniugano gratuitamente impegno civile e partecipazione, l’ONU ha sentito la necessità di valorizzare il settore del volontariato, valorizzazione che dopo i fatti dell’11 settembre 2001, ha trovato ulteriormente legittimata la sua necessità. Ma terzo settore e volontariato sono la stessa cosa? Il terzo settore da diversi anni è cresciuto e si è consolidato assumendo pari rilevanza con i settori dello Stato e del mercato che hanno rappresentato, almeno fino a due decenni fa, le principali modalità di risposta ai bisogni sociali vecchi e nuovi. Le origini, che sottendono allo sviluppo del Terzo settore, sono da ricercarsi agli inizi degli anni ‘80 in cui un complesso insieme di processi ha modificato profondamente il sistema del Welfare di vari Paesi europei e tra questi l’Italia . Ma quali le affinità? Quali le differenze? L’aspetto che caratterizza entrambi nasce proprio da una nuova idea di sviluppo che non si fonda più su una visione economica (anni ’60 e ’70) o su una semplice visione di sviluppo umano e sostenibile ( anni ’70-’80 ), ma su un’idea di sviluppo sostenuta dal concetto di ridistribuzione, che si occupa di salute, alimentazione e istruzione e da una visione partecipativa e solidaristica. Solidarieta’ intesa come: • Servizio agli e con gli altri (servizio alla persona); • Capacità del soggetto che deve includere: 1. Dimensione percettivo cognitiva 2. Dimensione emotivo affettiva; • Dimensione etica (ripensare la qualità dei rapporti tra i soggetti. Comunicazione di vissuti di esperienza di cultura). • Capacità del soggetto ad impegnarsi per il bene comune, per il bene di ciascuno perché tutti sono responsabili di tutti.
I nodi problematici e le sfide della formazione per il volontariato e il terzo settore
CALAPRICE, Silvana
2010-01-01
Abstract
In apertura del Terzo Millennio l’ONU ha dichiarato il 2001 “anno internazionale del Volontariato” . Il grande processo di cambiamento, oggi comunemente chiamato di globalizzazione, che ha coinvolto tutti i paesi del mondo sia a livello economico che politico, sociale, culturale e relazionale, ha causato un notevole aumento dell’esercito di volontari. Per richiamare l’attenzione sui milioni di cittadini che - per restituire umanità al vivere civile- coniugano gratuitamente impegno civile e partecipazione, l’ONU ha sentito la necessità di valorizzare il settore del volontariato, valorizzazione che dopo i fatti dell’11 settembre 2001, ha trovato ulteriormente legittimata la sua necessità. Ma terzo settore e volontariato sono la stessa cosa? Il terzo settore da diversi anni è cresciuto e si è consolidato assumendo pari rilevanza con i settori dello Stato e del mercato che hanno rappresentato, almeno fino a due decenni fa, le principali modalità di risposta ai bisogni sociali vecchi e nuovi. Le origini, che sottendono allo sviluppo del Terzo settore, sono da ricercarsi agli inizi degli anni ‘80 in cui un complesso insieme di processi ha modificato profondamente il sistema del Welfare di vari Paesi europei e tra questi l’Italia . Ma quali le affinità? Quali le differenze? L’aspetto che caratterizza entrambi nasce proprio da una nuova idea di sviluppo che non si fonda più su una visione economica (anni ’60 e ’70) o su una semplice visione di sviluppo umano e sostenibile ( anni ’70-’80 ), ma su un’idea di sviluppo sostenuta dal concetto di ridistribuzione, che si occupa di salute, alimentazione e istruzione e da una visione partecipativa e solidaristica. Solidarieta’ intesa come: • Servizio agli e con gli altri (servizio alla persona); • Capacità del soggetto che deve includere: 1. Dimensione percettivo cognitiva 2. Dimensione emotivo affettiva; • Dimensione etica (ripensare la qualità dei rapporti tra i soggetti. Comunicazione di vissuti di esperienza di cultura). • Capacità del soggetto ad impegnarsi per il bene comune, per il bene di ciascuno perché tutti sono responsabili di tutti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.