Grazie alla documentazione letteraria, epigrafica e giuridica, nel volume si ricostruisce il profilo morfologico, amministrative e socio-culturale dei vici in Italia, nel quadro dell’organizzazione dell’Italia, sia urbana sia rurale, prima e dopo la guerra sociale. La pertinenza dei vici al paesaggio rurale ha reso altresì necessario lo studio delle altre forme attestate nel medesimo spazio: i conciliabula, i fora e i pagi. Il soggetto si sviluppa in tre parti e un epilogo. Nella prima parte è precisato il lessico dello spazio rurale: la pluralità terminologia con la quale i Romani indicano le realtà rurali, appunto vici, pagi, fora e conciliabula, e la difficoltà a stabilirne le specificità d’uso ha condotto allo studio della percezione che di queste realtà ebbero i contemporanei a partire dalle tracce reperibili nelle fonti letterarie. Un valido supporto metodologico a riguardo hanno fornito le categorie euristiche della moderna geografia della percezione e dunque della geografia umana. Si è giunti pertanto ad individuare il valore d’uso di ciascuno dei quattro termini e i rapporto tra loro intercorrente. Nella seconda parte è indagata la struttura amministrativa del vicus: capitale il contributo della glossa festina vicus; il primo capitolo restituisce il profilo del vicus nell’ambito dell’organizzazione amministrativa e giudiziaria dell’ager Romanus prima e dopo la guerra sociale. il secondo la vita amministrativa del vicus nella sua quotidianità resa dalle epigrafe (assemblee, magistrature; procedure e modalità). La terza parte raccoglie momenti e aspetti della vita sociale del vicus: il popolamento e la sua organizzazione interna, le dinamiche sociali, le abitudini e i riti della collettiva (cap. 1), la religione (cap. 2), i meccanismi di creazione e di consolidamento dell’identità e il ruolo del vicus in rapporto alla città e alla campagna (cap. 3). L’epilogo infine raccorda le informazioni e le riflessioni sviluppate nelle tre parti e concentra l’attenzione sul tema del vicus vice civitatis, secondo la definizione del tardo Isidoro di Siviglia; le costituzioni imperiali in cui i vici sono menzionati, le epigrafi, squarci tratti dalle fonti letterarie e consentono di proporre un disegno del vicus come realtà vitale nella campagna romana; esso, che ambisce a riproporre nel contesto rurale modi e forme del modello cittadino, al contempo conserva i tratti distintivi della sua identità.

I vici rurali nel paesaggio dell'Italia romana

TODISCO, Elisabetta
2011-01-01

Abstract

Grazie alla documentazione letteraria, epigrafica e giuridica, nel volume si ricostruisce il profilo morfologico, amministrative e socio-culturale dei vici in Italia, nel quadro dell’organizzazione dell’Italia, sia urbana sia rurale, prima e dopo la guerra sociale. La pertinenza dei vici al paesaggio rurale ha reso altresì necessario lo studio delle altre forme attestate nel medesimo spazio: i conciliabula, i fora e i pagi. Il soggetto si sviluppa in tre parti e un epilogo. Nella prima parte è precisato il lessico dello spazio rurale: la pluralità terminologia con la quale i Romani indicano le realtà rurali, appunto vici, pagi, fora e conciliabula, e la difficoltà a stabilirne le specificità d’uso ha condotto allo studio della percezione che di queste realtà ebbero i contemporanei a partire dalle tracce reperibili nelle fonti letterarie. Un valido supporto metodologico a riguardo hanno fornito le categorie euristiche della moderna geografia della percezione e dunque della geografia umana. Si è giunti pertanto ad individuare il valore d’uso di ciascuno dei quattro termini e i rapporto tra loro intercorrente. Nella seconda parte è indagata la struttura amministrativa del vicus: capitale il contributo della glossa festina vicus; il primo capitolo restituisce il profilo del vicus nell’ambito dell’organizzazione amministrativa e giudiziaria dell’ager Romanus prima e dopo la guerra sociale. il secondo la vita amministrativa del vicus nella sua quotidianità resa dalle epigrafe (assemblee, magistrature; procedure e modalità). La terza parte raccoglie momenti e aspetti della vita sociale del vicus: il popolamento e la sua organizzazione interna, le dinamiche sociali, le abitudini e i riti della collettiva (cap. 1), la religione (cap. 2), i meccanismi di creazione e di consolidamento dell’identità e il ruolo del vicus in rapporto alla città e alla campagna (cap. 3). L’epilogo infine raccorda le informazioni e le riflessioni sviluppate nelle tre parti e concentra l’attenzione sul tema del vicus vice civitatis, secondo la definizione del tardo Isidoro di Siviglia; le costituzioni imperiali in cui i vici sono menzionati, le epigrafi, squarci tratti dalle fonti letterarie e consentono di proporre un disegno del vicus come realtà vitale nella campagna romana; esso, che ambisce a riproporre nel contesto rurale modi e forme del modello cittadino, al contempo conserva i tratti distintivi della sua identità.
2011
978-88-7228-647-0
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