Il contributo analizza la disciplina traianea delle cognitiones de Christianis, mettendola a confronto con i processi a carico di Simeone, vescovo di Gerusalemme, e Ignazio, vescovo di Antiochia. Muovendo dal celebre scambio epistolare Plinio-Traiano, si ricostruisce il fondamento giuridico delle persecuzioni, con particolare attenzione al problema del nomen Christianum e alla natura del crimen imputato. L’epistula traianea, pur laconica, conferma il carattere straordinario e discrezionale della procedura, fondata sulla delatio, sull’interrogatio e, in alcuni casi, sulla tortura. Gli atti dei martiri di Simeone e Ignazio, sebbene trasmessi in fonti problematiche, mostrano una concreta applicazione della disciplina traianea. Il caso di Simeone rivela il ricorso alla tortura in vista dell’abiura, soprattutto per figure di rilievo cultuale. Quello di Ignazio, processato verosimilmente ad Antiochia alla presenza dell’imperatore nel 115, conferma il ruolo centrale del sacrificio agli dei come condizione di assoluzione. Dal confronto emerge che la repressione non si basava solo sul mero nomen, ma implicava una valutazione più articolata della pericolosità sociale e religiosa del cristianesimo.
La disciplina traianea delle 'cognitiones de Christianis' a confronto con gli atti dei martiri: i processi a carico di Simeone e Ignazio
Filippo Bonin
2024-01-01
Abstract
Il contributo analizza la disciplina traianea delle cognitiones de Christianis, mettendola a confronto con i processi a carico di Simeone, vescovo di Gerusalemme, e Ignazio, vescovo di Antiochia. Muovendo dal celebre scambio epistolare Plinio-Traiano, si ricostruisce il fondamento giuridico delle persecuzioni, con particolare attenzione al problema del nomen Christianum e alla natura del crimen imputato. L’epistula traianea, pur laconica, conferma il carattere straordinario e discrezionale della procedura, fondata sulla delatio, sull’interrogatio e, in alcuni casi, sulla tortura. Gli atti dei martiri di Simeone e Ignazio, sebbene trasmessi in fonti problematiche, mostrano una concreta applicazione della disciplina traianea. Il caso di Simeone rivela il ricorso alla tortura in vista dell’abiura, soprattutto per figure di rilievo cultuale. Quello di Ignazio, processato verosimilmente ad Antiochia alla presenza dell’imperatore nel 115, conferma il ruolo centrale del sacrificio agli dei come condizione di assoluzione. Dal confronto emerge che la repressione non si basava solo sul mero nomen, ma implicava una valutazione più articolata della pericolosità sociale e religiosa del cristianesimo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


