In questo saggio si affronta un delicato problema di critica testuale relativo alla possibilità di riconoscere alla congiunzione et - sia singolarmente, sia nella doppia occorrenza et…et - , di là dal suo ordinario e prevalente impiego in funzione copulativa e coordinante, anche una valenza disgiuntivo-alternativa. Attraverso l’attestazione dell’indicato valore della congiunzione et (singolarmente presa) prima in alcuni frammenti tratti da fonti “letterarie” in senso lato, - come le Elegiae di Propezio, o l’opera storica di Livio ( Romae historia ab urbe condita) - , poi anche nel linguaggio (tecnicamente più vincolante) dei giuristi romani , da Manilio a Gaio a Ulpiano; successivamente attraverso un analogo percorso in riferimento alla congiunzione et da sola e nella duplice occorrenza “et...et” si è arrivati alla persuasione secondo cui la tesi proposta circa un eventuale senso disgiuntivo-alternativo della congiunzione et , singolarmente o nella occorrenza correlativa, è supportata da una adeguata documentazione. L’indagine testuale svolta lungi dal rispecchiare un mero interesse linguistico, è funzionale alla esegesi di fattispecie giuridiche che possono o no risultate espressive del pensiero autentico del giurista nella cui opera sono consegnate proprio in conseguenza dell’ammissibilità o meno del valore qui indagato. Esito che conforta l’ipotesi ricostruttiva applicata al passo di Giaivoleno , D.38.2.36, dal quale l’interesse è nato, e intorna al quale si è addirittura sviluppata una precedente riflessione monografica, attribuendovi ulteriore forza persuasiva.
A proposito di et e della sua valenza disgiuntivo-alternativa
SICARI, Amalia
2007-01-01
Abstract
In questo saggio si affronta un delicato problema di critica testuale relativo alla possibilità di riconoscere alla congiunzione et - sia singolarmente, sia nella doppia occorrenza et…et - , di là dal suo ordinario e prevalente impiego in funzione copulativa e coordinante, anche una valenza disgiuntivo-alternativa. Attraverso l’attestazione dell’indicato valore della congiunzione et (singolarmente presa) prima in alcuni frammenti tratti da fonti “letterarie” in senso lato, - come le Elegiae di Propezio, o l’opera storica di Livio ( Romae historia ab urbe condita) - , poi anche nel linguaggio (tecnicamente più vincolante) dei giuristi romani , da Manilio a Gaio a Ulpiano; successivamente attraverso un analogo percorso in riferimento alla congiunzione et da sola e nella duplice occorrenza “et...et” si è arrivati alla persuasione secondo cui la tesi proposta circa un eventuale senso disgiuntivo-alternativo della congiunzione et , singolarmente o nella occorrenza correlativa, è supportata da una adeguata documentazione. L’indagine testuale svolta lungi dal rispecchiare un mero interesse linguistico, è funzionale alla esegesi di fattispecie giuridiche che possono o no risultate espressive del pensiero autentico del giurista nella cui opera sono consegnate proprio in conseguenza dell’ammissibilità o meno del valore qui indagato. Esito che conforta l’ipotesi ricostruttiva applicata al passo di Giaivoleno , D.38.2.36, dal quale l’interesse è nato, e intorna al quale si è addirittura sviluppata una precedente riflessione monografica, attribuendovi ulteriore forza persuasiva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.