Scienza e ingegneria idraulica tra circuiti accademici, poteri dello Stato e capitale elettrofinanziario (1859-1925)

The essay reconstructs the development of Italian hydraulic science and engineering during the Liberal Age, framing it within the complex relationship between expert knowledge, state power, and socio-productive structures. The investigation centers on the link that connects the incorporation of water resources, productive modernization, and state-building. Two main phases of hydraulic science during the Liberal Age are identified: the first, agrarian in nature and polycentric, with a "regionalist" orientation, focused on land management, river regulation, and the defense of property; the second, industrialist and productivist, marked by the emergence of a technical intelligentsia "organic" to the hydroelectric industry and reflective of the new regulatory functions of the State. The essay also highlights the tension between theoretical training and experimental application in engineering schools, as well as the gradual recognition of hydraulics as a "science of the State"—a field increasingly based not only on construction-related expertise, but also on statistical and cartographic competencies, and on the concept of the river basin. The choice to limit the periodization to the Liberal Age stems mainly from the intention to explore the role of Italian hydraulics during a relatively coherent phase, in which the construction and consolidation of the technical-scientific apparatus of the unified State is progressively accompanied by the rising prominence of new industrial actors, particularly those in the electro-financial sector.

Il saggio ricostruisce la vicenda della scienza e dell’ingegneria idraulica italiana in età liberale, inquadrandola nell’ambito del problematico rapporto tra saperi esperti, poteri dello Stato e assetti socio-produttivi. L’indagine ruota attorno al nesso che tiene assieme incorporazione delle risorse idriche, modernizzazione produttiva e State-building. Vengono individuati due momenti principali dell’idraulica di età liberale: una prima, di impronta agricolturista e policentrica, a vocazione «regionalista», orientata all’assetto del territorio, alla regimentazione fluviale e alla difesa della proprietà; una seconda, industrialista e produttivista, segnata dall’emergere di un’intellettualità tecnica «organica» all’industria idroelettrica ed espressione delle nuove funzioni regolatorie dello Stato. Viene inoltre messa in luce la tensione tra formazione teorica e applicazione sperimentale nelle scuole per ingegneri, nonché il lento riconoscimento dell’idraulica come «scienza di Stato», incentrata non più soltanto su competenze di tipo costruttivo ma anche statistico-cartografiche, oltre che sulla nozione di bacino idrografico. La scelta di ricondurre la periodizzazione all’età liberale si deve prevalentemente al tentativo di esplorare il ruolo dell’idraulica italiana in una fase piuttosto coerente, in cui alla costruzione e al consolidamento degli apparati tecnico-scientifici dello Stato unitario si affianca progressivamente il protagonismo dei nuovi soggetti industriali, in particolare di quelli elettrofinanziari.