Il presente contributo analizza le implicazioni della recente decisione della Corte d'Appello dell'Aia nel caso Milieudefensie c. Royal Dutch Shell (cd. Shell 2) sul futuro della climate change litigation e della Corporate Social Responsibility. La sentenza, pur confermando la responsabilità generale dell’impresa nella lotta al cambiamento climatico, ha significativamente rimodulato l'approccio del tribunale di primo grado, escludendo la possibilità di imporre specifici obiettivi di riduzione delle emissioni in assenza di specifici interventi legislativi in merito. L'analisi condotta evidenzia come la decisione, lungi dal rappresentare un mero “passo indietro” nella tutela ambientale, suggerisca la necessità di un approccio integrato che combini l'enforcement giudiziale ad una più precisa definizione normativa degli obblighi d'impresa, specialmente a livello eurounitario. La Corte, distinguendo tra diverse categorie di emissioni e sottolineando l'importanza di preservare la competitività nel mercato unico delinea, in questo senso, un nuovo paradigma per valutare la responsabilità delle imprese in materia ambientale, evidenziando come l'efficacia della climate change litigation dipenda dalla preventiva definizione di standard scientifici e normativi chiari per la valutazione della compliance ambientale.
Il ruolo dello Stato nella transizione della finanza verso la sostenibilità
Antonio Davola
;Mirella Pellegrini
2021-01-01
Abstract
Il presente contributo analizza le implicazioni della recente decisione della Corte d'Appello dell'Aia nel caso Milieudefensie c. Royal Dutch Shell (cd. Shell 2) sul futuro della climate change litigation e della Corporate Social Responsibility. La sentenza, pur confermando la responsabilità generale dell’impresa nella lotta al cambiamento climatico, ha significativamente rimodulato l'approccio del tribunale di primo grado, escludendo la possibilità di imporre specifici obiettivi di riduzione delle emissioni in assenza di specifici interventi legislativi in merito. L'analisi condotta evidenzia come la decisione, lungi dal rappresentare un mero “passo indietro” nella tutela ambientale, suggerisca la necessità di un approccio integrato che combini l'enforcement giudiziale ad una più precisa definizione normativa degli obblighi d'impresa, specialmente a livello eurounitario. La Corte, distinguendo tra diverse categorie di emissioni e sottolineando l'importanza di preservare la competitività nel mercato unico delinea, in questo senso, un nuovo paradigma per valutare la responsabilità delle imprese in materia ambientale, evidenziando come l'efficacia della climate change litigation dipenda dalla preventiva definizione di standard scientifici e normativi chiari per la valutazione della compliance ambientale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


