Il riconoscimento del ruolo degli operatori economici per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, formalizzato all’interno dell’Agenda 2030, ha portato l’Unione europea, già nella strategia delineata con il Green Deal, e poi nella strategia Farm to Fork, a riconoscere le interrelazioni sistemiche tra gli operatori economici a livello globale per la produzione di esternalità positive. Nel solco di questa considerazione, il legislatore europeo ha avvertito la necessità di intervenire sul piano delle soluzioni giuridiche attraverso una tecnica normativa capace di ricondurre i problemi di regolazione delle filiere nell’ottica di «sistema», pur nel riconoscimento di specifiche tutele dei soggetti deboli della filiera; nonché di promuovere la costruzione di un mercato sostenibile per mezzo di strumenti che garantiscano una più compiuta effettività delle norme giuridiche non solo a livello europeo, ma anche sul piano transnazionale. Ciò assume una specifica portata proprio con riguardo al sistema agro-alimentare, considerato che, se, da un lato, il sistema normativo europeo costruito con la Pac incide, attraverso diversi meccanismi, sulla definizione di un’attività agricola sostenibile, dall’altro, deve comunque confrontarsi con le diverse scelte operate nel contesto globale. Dacché, si è assistito ad un vero e proprio processo di «istituzionalizzazione» delle catene del valore, in ragione del fallimento dei sistemi di governance basati sul modello dell’autoregolazione. Seguendo tali premesse, il saggio analizza la recente dir. (Ue) 2024/1760 sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (c.d. Corporate Sustainability Due Diligence Directive), attraverso una lettura finalizzata ad inquadrare le implicazioni del testo normativo de quo nel complesso ordine giuridico del sistema agroalimentare.

LA REGOLAZIONE DELLE CATENE GLOBALI DI FORNITURA: LA DIRETTIVA SULLA CORPORATE SUSTAINABILITY DUE DILIGENCE NEL SISTEMA AGROALIMENTARE

Domenico Cristallo
2024-01-01

Abstract

Il riconoscimento del ruolo degli operatori economici per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, formalizzato all’interno dell’Agenda 2030, ha portato l’Unione europea, già nella strategia delineata con il Green Deal, e poi nella strategia Farm to Fork, a riconoscere le interrelazioni sistemiche tra gli operatori economici a livello globale per la produzione di esternalità positive. Nel solco di questa considerazione, il legislatore europeo ha avvertito la necessità di intervenire sul piano delle soluzioni giuridiche attraverso una tecnica normativa capace di ricondurre i problemi di regolazione delle filiere nell’ottica di «sistema», pur nel riconoscimento di specifiche tutele dei soggetti deboli della filiera; nonché di promuovere la costruzione di un mercato sostenibile per mezzo di strumenti che garantiscano una più compiuta effettività delle norme giuridiche non solo a livello europeo, ma anche sul piano transnazionale. Ciò assume una specifica portata proprio con riguardo al sistema agro-alimentare, considerato che, se, da un lato, il sistema normativo europeo costruito con la Pac incide, attraverso diversi meccanismi, sulla definizione di un’attività agricola sostenibile, dall’altro, deve comunque confrontarsi con le diverse scelte operate nel contesto globale. Dacché, si è assistito ad un vero e proprio processo di «istituzionalizzazione» delle catene del valore, in ragione del fallimento dei sistemi di governance basati sul modello dell’autoregolazione. Seguendo tali premesse, il saggio analizza la recente dir. (Ue) 2024/1760 sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (c.d. Corporate Sustainability Due Diligence Directive), attraverso una lettura finalizzata ad inquadrare le implicazioni del testo normativo de quo nel complesso ordine giuridico del sistema agroalimentare.
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