LA RIFORMA NORDIO SULLE MAGISTRATURE. A PROPOSITO DEL METODO DELLA GIURISDIZIONE

The constitutional bill of Prime Minister Meloni and Minister of Justice Nordio (no. 1917) accelerates the winds of reform on the separation between prosecutors and judges. It starts from a doubt since, as correctly observed, to separate the “careers” while preserving an elitist judicial order, it is not necessary to amend the Constitutional Charter. In particular, the Constitutional Court in its judgment no. 37 of 2000 established that the Constitution, “while considering the judiciary as a single “order”, subject to the powers of the single Superior Council (art. 104), does not contain any principle that imposes or on the contrary precludes the configuration of a single career or separate careers between the magistrates assigned respectively to the judicial and prosecutorial functions, or that prevents the transfer of the same magistrate, in the course of his career, from one to the other of the functions of the magistrate, from one to the other, from being limited or less severely conditioned the passage of the magistrate himself, in the course of his career, from one to the other functions” Perhaps, dealing with the unity and plurality of legal knowledge, in a world where even the professions face the challenges of modernity, the North Star to follow to improve the “justice service”, could be the circulation of experiences in the different roles of justice through a concrete osmosis between the Academy, the judiciary and lawyers to promote a unified vision of the method of jurisdiction, culture of legality and respect for procedural guarantees. In short, a corpus iuris of ethics and aesthetics of the criminal process that can bring together the democratic values of our country.

Il disegno di legge costituzionale del Presidente del Consiglio Meloni e del Ministro della Giustizia Nordio (n. 1917) accelera, i venti di Riforma sulla separazione tra magistrati requirenti e giudicanti. Si parte da un dubbio poiché, come correttamente osservato, per separare le “carriere” preservando un elitario ordine giudiziario non è necessaria una modifica della Carta costituzionale. In particolare, la Corte costituzionale nella sent. 37/2000 ha stabilito che la Costituzione, «pur considerando la magistratura come un unico “ordine”, soggetto ai poteri dell’unico Consiglio superiore (art. 104), non contiene alcun principio che imponga o al contrario precluda la configurazione di una carriera unica o di carriere separate fra i magistrati addetti rispettivamente alle funzioni giudicanti e a quelle requirenti, o che impedisca di limitare o di condizionare più o meno severamente il passaggio dello stesso magistrato, nel corso della sua carriera, dalle une alle altre funzioni» Forse, occupandoci di unità e pluralità dei saperi giuridici, in un mondo dove anche le professioni affrontano le sfide della modernità, la stella polare da seguire per migliorare il “servizio giustizia”, potrebbe essere la circolazione delle esperienze nei diversi ruoli della giustizia attraverso un’osmosi concreta tra Accademia, magistratura e avvocatura per favorire una visione unitaria di metodo della giurisdizione, cultura della legalità e rispetto delle garanzie procedurali. Insomma, un corpus iuris di etica ed estetica del processo penale che possa riunire nei saperi i valori democratici del Nostro Paese.