In cosa consistevano i costumi degli attori tragici di V e IV secolo a.C.? Può l’abbigliamento, come solitamente si ritiene, costituire un esclusivo elemento di riconoscimento dell’ispirazione tragica di una pittura vascolare? O il vestiario non dovrebbe piuttosto essere valutato quale fondamentale elemento di costruzione dell’identità di una figura in relazione ai valori sociali e ai codici comportamentali contemporanei? Attraverso l’analisi integrata delle testimonianze letterarie e delle immagini conservate sui vasi a figure rosse prodotti in Italia meridionale e in Sicilia, il testo mira da un lato alla ricostruzione di uno degli aspetti visuali più determinanti della performance tragica, affiancandosi ad altri lavori specialistici nello sgombrare il campo da alcuni inveterati equivoci ancora diffusi sulle modalità di rappresentazione drammatica in età classica, e dall’altro a sottolineare il carattere mitologico-narrativo – più che mimetico-drammatico – della netta maggioranza delle pitture vascolari cosiddette “a soggetto tragico” della ceramografia italiota e siceliota, analizzandone nel contempo alcune ricorrenti figure-chiave (Theaterkönige, pedagogo-messaggero, Erinni, Medea, Andromeda, Ifigenia, Oreste), il cui aspetto esteriore, attraverso l’impiego di particolari tenute di vestiario, si carica di densi valori semantici che, nonostante la distanza cronologica dal contesto culturale di origine, l’osservatore moderno è guidato a recuperare.
SCHEMATA, L'abbigliamento nella ceramica italiota e siceliota a soggetto tragico
ROSCINO, Carmela
2006-01-01
Abstract
In cosa consistevano i costumi degli attori tragici di V e IV secolo a.C.? Può l’abbigliamento, come solitamente si ritiene, costituire un esclusivo elemento di riconoscimento dell’ispirazione tragica di una pittura vascolare? O il vestiario non dovrebbe piuttosto essere valutato quale fondamentale elemento di costruzione dell’identità di una figura in relazione ai valori sociali e ai codici comportamentali contemporanei? Attraverso l’analisi integrata delle testimonianze letterarie e delle immagini conservate sui vasi a figure rosse prodotti in Italia meridionale e in Sicilia, il testo mira da un lato alla ricostruzione di uno degli aspetti visuali più determinanti della performance tragica, affiancandosi ad altri lavori specialistici nello sgombrare il campo da alcuni inveterati equivoci ancora diffusi sulle modalità di rappresentazione drammatica in età classica, e dall’altro a sottolineare il carattere mitologico-narrativo – più che mimetico-drammatico – della netta maggioranza delle pitture vascolari cosiddette “a soggetto tragico” della ceramografia italiota e siceliota, analizzandone nel contempo alcune ricorrenti figure-chiave (Theaterkönige, pedagogo-messaggero, Erinni, Medea, Andromeda, Ifigenia, Oreste), il cui aspetto esteriore, attraverso l’impiego di particolari tenute di vestiario, si carica di densi valori semantici che, nonostante la distanza cronologica dal contesto culturale di origine, l’osservatore moderno è guidato a recuperare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.