Il contributo si propone di esplorare da un punto di vista narratologico i rinvii all’enciclopedia musicale dello scrittore triestino. Se a più riprese la critica si è soffermata sulla passione di Svevo per la musica, sull’esercizio del violino e sulla peculiarità della situazione culturale triestina, dove la musica rispetto al resto d’Italia, secondo l’assai critico giudizio di Scipio Slataper nelle Lettere triestine, «ha uno spazio straordinario», a me pare che ci si possa soffermare proficuamente sulla funzione che i rinvii a determinati brani musicali assumono sul piano della costruzione della macchina narrativa della Coscienza. Nel celebre episodio dell’esecuzione della Chaconne di Bach che segna il trionfo di Guido su Zeno, del lottatore sull’inetto, si potrebbero già scorgere, a ben vedere, dei segnali allusivi di sconfitta e di morte, abilmente disseminati dall’autore, che incombono sul destino dell’antagonista. Si tratterebbe di una modalità già esperita da Verga nel cap. IV del Mastro-don Gesualdo (recensito peraltro da Svevo sull’«Indipendente» del 17 dicembre 1889), in cui accanto ai segni del trionfo del protagonista, l’autore introduce sotterranei avvertimenti al lettore che alludono al destino infausto del personaggio eponimo. O ancora, come ha notato G. Palmieri, Guido per fare la corte a Carmen, si serve della «mediazione di un’altra serenata: la cavatina che il conte di Almaviva canta a Rosina» nelle «bellissime variazioni sul “Barbiere”»; e si può inoltre osservare come il suggello finale alla relazione con Carla venga apposto dalle note del Saluto di Schubert ridotto dal List che Zeno ascolta dal pianoforte suonato dal maestro Lali, che peraltro è stato pagato con le sue elargizioni a Carla. Anche la colonna sonora dei testi sveviani si caricherebbe, dunque, di segnali secondi, più o meno espliciti, e l’uso che ne viene fatto rientrerebbe nelle strategie compositive dell’autore, nel sotterraneo strato di avvertimenti al lettore e nell’intricato gioco di rifrazioni tra autore, narratore e personaggio messo in atto nella Coscienza. A latere, ulteriori interessanti considerazioni saranno svolte riguardo ai riferimenti musicali in Senilità, e in merito alla critica mossa dall’autore al mondo borghese dall’interno, minando uno dei suoi riti, quello della Hausmusik, centrale nell’universo salottiero della Trieste asburgica, e affrontato con piglio polemico da Svevo sia nell’Avventura di Maria, sia nella Coscienza. La presenza della musica nelle opere sveviane si configurerebbe dunque non solo come elemento autobiografico, o come semplice colonna sonora in grado di restituire un certo repertorio e un certo gusto musicale dell’epoca, ma come motore stesso dell’azione e come strumento sottile di critica obliqua alla società borghese.
La musica come elemento narratologico nella sofisticata macchina della Coscienza.
Natàlia Vacante
2024-01-01
Abstract
Il contributo si propone di esplorare da un punto di vista narratologico i rinvii all’enciclopedia musicale dello scrittore triestino. Se a più riprese la critica si è soffermata sulla passione di Svevo per la musica, sull’esercizio del violino e sulla peculiarità della situazione culturale triestina, dove la musica rispetto al resto d’Italia, secondo l’assai critico giudizio di Scipio Slataper nelle Lettere triestine, «ha uno spazio straordinario», a me pare che ci si possa soffermare proficuamente sulla funzione che i rinvii a determinati brani musicali assumono sul piano della costruzione della macchina narrativa della Coscienza. Nel celebre episodio dell’esecuzione della Chaconne di Bach che segna il trionfo di Guido su Zeno, del lottatore sull’inetto, si potrebbero già scorgere, a ben vedere, dei segnali allusivi di sconfitta e di morte, abilmente disseminati dall’autore, che incombono sul destino dell’antagonista. Si tratterebbe di una modalità già esperita da Verga nel cap. IV del Mastro-don Gesualdo (recensito peraltro da Svevo sull’«Indipendente» del 17 dicembre 1889), in cui accanto ai segni del trionfo del protagonista, l’autore introduce sotterranei avvertimenti al lettore che alludono al destino infausto del personaggio eponimo. O ancora, come ha notato G. Palmieri, Guido per fare la corte a Carmen, si serve della «mediazione di un’altra serenata: la cavatina che il conte di Almaviva canta a Rosina» nelle «bellissime variazioni sul “Barbiere”»; e si può inoltre osservare come il suggello finale alla relazione con Carla venga apposto dalle note del Saluto di Schubert ridotto dal List che Zeno ascolta dal pianoforte suonato dal maestro Lali, che peraltro è stato pagato con le sue elargizioni a Carla. Anche la colonna sonora dei testi sveviani si caricherebbe, dunque, di segnali secondi, più o meno espliciti, e l’uso che ne viene fatto rientrerebbe nelle strategie compositive dell’autore, nel sotterraneo strato di avvertimenti al lettore e nell’intricato gioco di rifrazioni tra autore, narratore e personaggio messo in atto nella Coscienza. A latere, ulteriori interessanti considerazioni saranno svolte riguardo ai riferimenti musicali in Senilità, e in merito alla critica mossa dall’autore al mondo borghese dall’interno, minando uno dei suoi riti, quello della Hausmusik, centrale nell’universo salottiero della Trieste asburgica, e affrontato con piglio polemico da Svevo sia nell’Avventura di Maria, sia nella Coscienza. La presenza della musica nelle opere sveviane si configurerebbe dunque non solo come elemento autobiografico, o come semplice colonna sonora in grado di restituire un certo repertorio e un certo gusto musicale dell’epoca, ma come motore stesso dell’azione e come strumento sottile di critica obliqua alla società borghese.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.