Lo spazio ambivalente e poroso della Mitteleuropa, per sua natura terra di attraversamenti e transizioni, è luogo di molteplici passaggi e sconfinamenti per gli intellettuali e gli autori di origine ebraica, dal ghetto all’assimilazione, dall’assimilazione al sionismo, dal messianismo al cosmopolitismo, dalla tradizione al socialismo e alla psicanalisi. Nel mio saggio saranno di seguito presi in esame alcuni degli scritti autobiografici di Jakob Wassermann e Georg Hermann, due tra i più significativi autori della letteratura ebraico-tedesca, per esaminare la loro posizione rispetto ai concetti di apparte- nenza, patria, territorio natio, nazione, delineando una topografia i cui contorni intersecano tracciati e steccati convenzionali di identità e comunità, creando una geografia pluricentrica della lingua e della cultura. Si tratta di due fra gli autori più letti e celebrati del periodo che precede l’ascesa al potere del nazional - socialismo, scrittori di bestsellers, caratterizzati da una spiccata vena affabulatoria e da una tendenza all’affresco sociale, rap - presentanti di una Jüdische Moderne la cui mappatura, i cui assi portanti e le cui ramificazioni, nel fertile alveo della letteratura di lingua tedesca dell’epoca, sono ancora da investigare compiu - tamente. Wassermann gravita intorno al polo viennese e meridio- nale dell’area culturale germanofona, Hermann era invece noto come il “Fontane ebreo”, intimamente legato alla topografia ber - linese. Si metterà in luce come tali definizioni colgano solo un aspetto della complessità di posizioni e tesi presenti nell’opera di questi due scrittori, al di là della loro vena narrativa che tanto fa - vore riscosse presso il pubblico dell’epoca, prima che anch’essi cadessero vittime del rogo dei libri sgraditi al regime hitleriano nel 1933 e fossero avvolti da un lungo oblio, fino ai nostri giorni.
Spazi identitari negli scritti autobiografici del primo dopoguerra di Jakob Wassermann e Georg Hermann
Bosco Lorella
2024-01-01
Abstract
Lo spazio ambivalente e poroso della Mitteleuropa, per sua natura terra di attraversamenti e transizioni, è luogo di molteplici passaggi e sconfinamenti per gli intellettuali e gli autori di origine ebraica, dal ghetto all’assimilazione, dall’assimilazione al sionismo, dal messianismo al cosmopolitismo, dalla tradizione al socialismo e alla psicanalisi. Nel mio saggio saranno di seguito presi in esame alcuni degli scritti autobiografici di Jakob Wassermann e Georg Hermann, due tra i più significativi autori della letteratura ebraico-tedesca, per esaminare la loro posizione rispetto ai concetti di apparte- nenza, patria, territorio natio, nazione, delineando una topografia i cui contorni intersecano tracciati e steccati convenzionali di identità e comunità, creando una geografia pluricentrica della lingua e della cultura. Si tratta di due fra gli autori più letti e celebrati del periodo che precede l’ascesa al potere del nazional - socialismo, scrittori di bestsellers, caratterizzati da una spiccata vena affabulatoria e da una tendenza all’affresco sociale, rap - presentanti di una Jüdische Moderne la cui mappatura, i cui assi portanti e le cui ramificazioni, nel fertile alveo della letteratura di lingua tedesca dell’epoca, sono ancora da investigare compiu - tamente. Wassermann gravita intorno al polo viennese e meridio- nale dell’area culturale germanofona, Hermann era invece noto come il “Fontane ebreo”, intimamente legato alla topografia ber - linese. Si metterà in luce come tali definizioni colgano solo un aspetto della complessità di posizioni e tesi presenti nell’opera di questi due scrittori, al di là della loro vena narrativa che tanto fa - vore riscosse presso il pubblico dell’epoca, prima che anch’essi cadessero vittime del rogo dei libri sgraditi al regime hitleriano nel 1933 e fossero avvolti da un lungo oblio, fino ai nostri giorni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


