La letteratura economico-aziendale considera il rischio una condizione di esistenza dell’impresa, senza la quale “l’attività aziendale non è neppure concepibile”. Il rischio, che, come affermava Umberto Bertini, è “ignoto nella sua entità e non può essere esattamente determinato”, è presente in tutte le fasi del ciclo di vita dell’impresa e cessa di esistere soltanto quando termina l’attività aziendale. Con riferimento a tale aspetto, Giannessi e, successivamente Bertini, individuano i rischi che caratterizzano i fondamentali momenti della vita dell’impresa. Più precisamente, nella fase pre-aziendale, i rischi sono connessi alla scelta di investimento in una specifica attività aziendale rispetto a differenti alternative. Nella fase istituzionale, gli Autori definiscono i rischi di forma, di struttura, di proporzionalità e di funzionalità. Essi derivano da decisioni richieste per rendere operativa l’azienda (scelta della forma giuridica e della posizione geografica, definizione della struttura patrimoniale e del modello organizzativo del lavoro). Nella fase dinamico-probabilistica, i rischi sono collegati allo svolgimento delle operazioni economico-amministrative e possono avere origine dallo sfasamento temporale tra la scelta della combinazione dei fattori produttivi e la loro effettiva utilizzazione, obsolescenza tecnica ed economica dei fattori produttivi, variabili economiche, sociali, giuridiche e politiche, dinamiche finanziarie e patrimoniali alterate. Infine, nella fase terminale, i rischi derivano da decisioni errate che il soggetto aziendale adotta nello stadio finale di vita dell’impresa e che possono riguardare le decisioni di riconversione, di dissoluzione del sistema o della sua prosecuzione senza che si intervenga con adeguati ed opportuni miglioramenti. In tale ottica, il rischio è strettamente legato al futuro divenire della gestione aziendale, che si svolge in condizioni di incertezza e può presentare riflessi economici sfavorevoli. Il fine ultimo del soggetto aziendale, caratterizzato dal conseguimento del reddito, è esso stesso “aleatorio, data la naturale incertezza delle previsioni su cui il soggetto ha fondato i suoi programmi e piani produttivi”. L’incapacità del soggetto aziendale di prevedere l’avverarsi di un determinato evento gestionale porta alla formulazione di ipotesi a supporto delle quali sono impiegate tutte le informazioni a disposizione del decisore in un dato momento. Tali ipotesi possono basarsi sia su elementi che appartengono alla “zona dell’esperienza”, che su elementi non ancora giunti a maturazione e riconducibili alla “zona della non esperienza” e, quindi, ignoti e non quantificabili, per i quali il soggetto aziendale non ha conoscenza della loro sussistenza o della loro manifestazione. La “non conoscenza” di alcuni fenomeni aziendali, come afferma Bertini, è ascrivibile alle limitate capacità intellettive e conoscitive degli operatori economici e al carattere dinamico delle operazioni che si svolgono in un ambiente mutevole8 con cui l’azienda instaura relazioni di interscambio continuo per trarre le proprie condizioni di sopravvivenza e di crescita9. Lo stesso Bertini considera come “si possa senz’altro riconoscere il contributo positivo delle aziende allo sviluppo della società, se non altro in termini di soddisfacimento indiretto dei bisogni umani. Tale funzione socialmente utile è riconducibile allo stesso ruolo svolto dall’azienda sul mercato, e pertanto deve essere rapportato alla posizione che essa occupa nel contesto generale per cui il fenomeno della crescita economica rappresenta un’evoluzione del sistema del quale l’azienda è parte, non soltanto sul piano economico ma anche sotto il profilo sociale”.

CONOSCENZA E GOVERNO DEL RISCHIO NELLA GESTIONE DELL’IMPRESA

Vittorio Dell'Atti;Grazia Dicuonzo
;
Graziana Galeone
2024-01-01

Abstract

La letteratura economico-aziendale considera il rischio una condizione di esistenza dell’impresa, senza la quale “l’attività aziendale non è neppure concepibile”. Il rischio, che, come affermava Umberto Bertini, è “ignoto nella sua entità e non può essere esattamente determinato”, è presente in tutte le fasi del ciclo di vita dell’impresa e cessa di esistere soltanto quando termina l’attività aziendale. Con riferimento a tale aspetto, Giannessi e, successivamente Bertini, individuano i rischi che caratterizzano i fondamentali momenti della vita dell’impresa. Più precisamente, nella fase pre-aziendale, i rischi sono connessi alla scelta di investimento in una specifica attività aziendale rispetto a differenti alternative. Nella fase istituzionale, gli Autori definiscono i rischi di forma, di struttura, di proporzionalità e di funzionalità. Essi derivano da decisioni richieste per rendere operativa l’azienda (scelta della forma giuridica e della posizione geografica, definizione della struttura patrimoniale e del modello organizzativo del lavoro). Nella fase dinamico-probabilistica, i rischi sono collegati allo svolgimento delle operazioni economico-amministrative e possono avere origine dallo sfasamento temporale tra la scelta della combinazione dei fattori produttivi e la loro effettiva utilizzazione, obsolescenza tecnica ed economica dei fattori produttivi, variabili economiche, sociali, giuridiche e politiche, dinamiche finanziarie e patrimoniali alterate. Infine, nella fase terminale, i rischi derivano da decisioni errate che il soggetto aziendale adotta nello stadio finale di vita dell’impresa e che possono riguardare le decisioni di riconversione, di dissoluzione del sistema o della sua prosecuzione senza che si intervenga con adeguati ed opportuni miglioramenti. In tale ottica, il rischio è strettamente legato al futuro divenire della gestione aziendale, che si svolge in condizioni di incertezza e può presentare riflessi economici sfavorevoli. Il fine ultimo del soggetto aziendale, caratterizzato dal conseguimento del reddito, è esso stesso “aleatorio, data la naturale incertezza delle previsioni su cui il soggetto ha fondato i suoi programmi e piani produttivi”. L’incapacità del soggetto aziendale di prevedere l’avverarsi di un determinato evento gestionale porta alla formulazione di ipotesi a supporto delle quali sono impiegate tutte le informazioni a disposizione del decisore in un dato momento. Tali ipotesi possono basarsi sia su elementi che appartengono alla “zona dell’esperienza”, che su elementi non ancora giunti a maturazione e riconducibili alla “zona della non esperienza” e, quindi, ignoti e non quantificabili, per i quali il soggetto aziendale non ha conoscenza della loro sussistenza o della loro manifestazione. La “non conoscenza” di alcuni fenomeni aziendali, come afferma Bertini, è ascrivibile alle limitate capacità intellettive e conoscitive degli operatori economici e al carattere dinamico delle operazioni che si svolgono in un ambiente mutevole8 con cui l’azienda instaura relazioni di interscambio continuo per trarre le proprie condizioni di sopravvivenza e di crescita9. Lo stesso Bertini considera come “si possa senz’altro riconoscere il contributo positivo delle aziende allo sviluppo della società, se non altro in termini di soddisfacimento indiretto dei bisogni umani. Tale funzione socialmente utile è riconducibile allo stesso ruolo svolto dall’azienda sul mercato, e pertanto deve essere rapportato alla posizione che essa occupa nel contesto generale per cui il fenomeno della crescita economica rappresenta un’evoluzione del sistema del quale l’azienda è parte, non soltanto sul piano economico ma anche sotto il profilo sociale”.
2024
9788835167389
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/523480
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact