Il volume accoglie quattro saggi che rispondono all’esigenza di verificare la configurazione di un’identità culturale e civile italiana lungo un arco cronologico differenziato, nel quale sono compresi alcuni momenti della riflessione storico-politica che rendono conto del significativo mutamento indotto dalla storia nei linguaggi della vita civile. Fra l’esordio della modernità, annunciato dalla letteratura civile petrarchesca, che interpreta le contraddizioni di un’età di “passaggio” e svela le incrinature dell’edificio medievale fondato su un equilibrio politico universalistico, e la riflessione gramsciana sul Rinascimento, nella quale si condensa la critica al ruolo storico degli intellettuali insieme ad una nuova visione del Principe e della teoria del conflitto e della storia che deriva da Machiavelli, si inseriscono altri itinerari di ricerca incardinati sul tema dell’evoluzione delle forme della sovranità e sulla necessità di ripensare una teoria politica dell’ordine, muovendo dal “mito” del Principe. L’indagine che si sviluppa nel senso del percorso, in quanto è essa stessa “evolutiva” e cronologicamente “progressiva, ha l’obiettivo di misurare la pregnanza di questa tematica del sovrano fra teoria e pratica della politica, passando dalla nascita della Signoria alla rivendicazione di un forte potere centrale tipico del modello politico della trattatistica della Ragion di Stato, arricchito da un filtro giuridico nella scrittura civile del salernitano Rodoerio. Nel corso dei saggi, Machiavelli torna come cifra concettuale distintiva e accomunante, la cui incidenza è testimoniata dalla specificità di una duplice lettura critica novecentesca delle sue scritture politiche, affermatasi in pieno regime fascista. Interpretando la figura machiavelliana del Principe in maniera opposta, Mussolini e Gramsci, finiscono quasi, entrambi, per eccepire l’inerenza storica di Machiavelli al Rinascimento, operando una marcata attualizzazione del suo pensiero, l’uno in funzione dell’identificazione fra il Principe e lo Stato fascista, l’altro trasferendo nel Principe l’espressione del moderno partito politico.

Percorsi italiani. Variazioni sul tema civile dal "canto" petrarchesco alla prosa gramsciana

Mitarotondo Laura
2005-01-01

Abstract

Il volume accoglie quattro saggi che rispondono all’esigenza di verificare la configurazione di un’identità culturale e civile italiana lungo un arco cronologico differenziato, nel quale sono compresi alcuni momenti della riflessione storico-politica che rendono conto del significativo mutamento indotto dalla storia nei linguaggi della vita civile. Fra l’esordio della modernità, annunciato dalla letteratura civile petrarchesca, che interpreta le contraddizioni di un’età di “passaggio” e svela le incrinature dell’edificio medievale fondato su un equilibrio politico universalistico, e la riflessione gramsciana sul Rinascimento, nella quale si condensa la critica al ruolo storico degli intellettuali insieme ad una nuova visione del Principe e della teoria del conflitto e della storia che deriva da Machiavelli, si inseriscono altri itinerari di ricerca incardinati sul tema dell’evoluzione delle forme della sovranità e sulla necessità di ripensare una teoria politica dell’ordine, muovendo dal “mito” del Principe. L’indagine che si sviluppa nel senso del percorso, in quanto è essa stessa “evolutiva” e cronologicamente “progressiva, ha l’obiettivo di misurare la pregnanza di questa tematica del sovrano fra teoria e pratica della politica, passando dalla nascita della Signoria alla rivendicazione di un forte potere centrale tipico del modello politico della trattatistica della Ragion di Stato, arricchito da un filtro giuridico nella scrittura civile del salernitano Rodoerio. Nel corso dei saggi, Machiavelli torna come cifra concettuale distintiva e accomunante, la cui incidenza è testimoniata dalla specificità di una duplice lettura critica novecentesca delle sue scritture politiche, affermatasi in pieno regime fascista. Interpretando la figura machiavelliana del Principe in maniera opposta, Mussolini e Gramsci, finiscono quasi, entrambi, per eccepire l’inerenza storica di Machiavelli al Rinascimento, operando una marcata attualizzazione del suo pensiero, l’uno in funzione dell’identificazione fra il Principe e lo Stato fascista, l’altro trasferendo nel Principe l’espressione del moderno partito politico.
2005
88-7600-116-6
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