Il saggio mette in evidenza come la direzione impressa al sistema dalla riforma del Titolo V continua ad avere una sua intrinseca forza persuasiva ed innovativa che si declina nei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. Il percorso di attuazione della riforma può trovare un suo plausibile approdo nel riordino delle funzioni amministrative ma occorre una fotografia reale sull’attuale stato delle stesse nelle diverse parti in cui si compone il territorio . Un’analisi che riparta dallo studio sull’attuazione degli artt. 118 e 119 (anche con un approccio settoriale) tenendo conto delle differenti realtà locali che caratterizzano la nostra municipalità . Approccio indispensabile sia per riequilibrare la distribuzione delle competenze e funzioni tra i vari livelli territoriali sia per favorire forme associative che consentano di poter individuare la dimensione ottimale . Così come non sembra più eludibile l’esercizio da parte dello stato della potestà legislativa esclusiva in materia di individuazione delle funzioni fondamentali dei Comuni; il che equivale a dire che va adottata la Carta delle Autonomi locali . In termini più ampi, il futuro delle regioni e con esso quello delle autonomie locali e dello Stato passa attraverso il superamento della concorrenza tra legislazione della regione e quella dello Stato . Il modello dovrebbe essere quello cooperativo, un modello nel quale le autonomie siano coinvolte «nel perseguimento di interessi comuni» . La promozione dell’autonomia regionale nell’unità ed indivisibilità della repubblica, che è un valore costituzionale, «un tassello indispensabile dell’assetto democratico», potrebbe realizzarsi non tanto attraverso l’uso “forte” dell’autonomia legislativa (che appare l’approccio almeno “politico” e “polemico” sul regionalismo differenziato) ma attraverso il rafforzamento delle competenze nel plasmare l’assetto dei poteri locali. Distogliendo la sguardo dalla potestà legislativa il dito svelerebbe la luna ed un possibile approdo diverso rispetto al conflittuale assetto delle competenze e funzioni cui abbiamo finora assistito, con la regione chiamata a «fungere da organo di coordinamento e di potenziamento delle attività amministrative locali» . Ed a valle di questo percorso emerge un dato rilevante, che trova conferma anche nelle bozze d’intesa elaborate sinora, «il passaggio delle competenze legislative alle funzioni amministrative». Il riordino delle funzioni amministrative potrebbe essere il punto di partenza per una nuova fase del regionalismo italiano.
La devoluzione delle funzioni amministrative e il ruolo degli enti locali
Lagrotta I.
2024-01-01
Abstract
Il saggio mette in evidenza come la direzione impressa al sistema dalla riforma del Titolo V continua ad avere una sua intrinseca forza persuasiva ed innovativa che si declina nei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. Il percorso di attuazione della riforma può trovare un suo plausibile approdo nel riordino delle funzioni amministrative ma occorre una fotografia reale sull’attuale stato delle stesse nelle diverse parti in cui si compone il territorio . Un’analisi che riparta dallo studio sull’attuazione degli artt. 118 e 119 (anche con un approccio settoriale) tenendo conto delle differenti realtà locali che caratterizzano la nostra municipalità . Approccio indispensabile sia per riequilibrare la distribuzione delle competenze e funzioni tra i vari livelli territoriali sia per favorire forme associative che consentano di poter individuare la dimensione ottimale . Così come non sembra più eludibile l’esercizio da parte dello stato della potestà legislativa esclusiva in materia di individuazione delle funzioni fondamentali dei Comuni; il che equivale a dire che va adottata la Carta delle Autonomi locali . In termini più ampi, il futuro delle regioni e con esso quello delle autonomie locali e dello Stato passa attraverso il superamento della concorrenza tra legislazione della regione e quella dello Stato . Il modello dovrebbe essere quello cooperativo, un modello nel quale le autonomie siano coinvolte «nel perseguimento di interessi comuni» . La promozione dell’autonomia regionale nell’unità ed indivisibilità della repubblica, che è un valore costituzionale, «un tassello indispensabile dell’assetto democratico», potrebbe realizzarsi non tanto attraverso l’uso “forte” dell’autonomia legislativa (che appare l’approccio almeno “politico” e “polemico” sul regionalismo differenziato) ma attraverso il rafforzamento delle competenze nel plasmare l’assetto dei poteri locali. Distogliendo la sguardo dalla potestà legislativa il dito svelerebbe la luna ed un possibile approdo diverso rispetto al conflittuale assetto delle competenze e funzioni cui abbiamo finora assistito, con la regione chiamata a «fungere da organo di coordinamento e di potenziamento delle attività amministrative locali» . Ed a valle di questo percorso emerge un dato rilevante, che trova conferma anche nelle bozze d’intesa elaborate sinora, «il passaggio delle competenze legislative alle funzioni amministrative». Il riordino delle funzioni amministrative potrebbe essere il punto di partenza per una nuova fase del regionalismo italiano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.