Il presente lavoro affronta la tematica dei rischi operativi. In particolare, lo studio è centrato sull’analisi dello stato di avanzamento nelle metodologie di misurazione, sia delle banche che intendono adottare il metodo standardizzato, sia di quelle che vogliono utilizzare metodi interni. Una simile finalità si ritiene perseguibile in quanto, sebbene l’obbligo di applicazione della normativa entri in vigore dal 2007 (e dal 2008 per le banche che adottano i metodi AMA), la maggior parte delle banche ha già avviato misurazioni dei rischi operativi in via sperimentale, anche per finalità di compliance – quale ad esempio la necessità di collezionare serie storiche di dati aventi una certa profondità –. In particolare, si vuole verificare se le banche sono già in possesso dei requisiti richiesti per le due metodologie su menzionate. A tal fine, si procede dapprima esaminando la regolamentazione (in tale ambito vengono illustrati i requisiti richiesti dalla normativa) e successivamente mettendo a confronto l’analisi di tre casi con i risultati emersi da altre indagini recenti. Il lavoro si articola in quattro capitoli. Nel primo capitolo si esamina la regolamentazione a livello internazionale e nazionale. Il secondo capitolo si incentra in particolare sulle metodologie di calcolo del rischio operativo. Nella prima parte ci si sofferma sul metodo base. Successivamente viene descritto il metodo standardizzato, esaminando un aspetto in particolare, ossia il procedimento di valutazione dell’esposizione ai rischi operativi. Si tratta di un aspetto importante, in quanto impone, anche alle banche che adottano il metodo standardizzato, di stimare l’esposizione a rischio sia a livello complessivo, che per linee di business. È interessante, dunque, vedere quali sono i risvolti di una simile previsione. Vengono poi esaminati due gruppi bancari che adotteranno il metodo standardizzato: il Gruppo Banca Popolare di Bari e il Gruppo Banca Popolare di Milano. Nel terzo capitolo ci si sofferma, invece, sui metodi avanzati di misurazione (AMA). Prima si esamina un aspetto qualitativo, in particolare lo use test. Si affronta, quindi, il tema del cosiddetto «utilizzo gestionale» del sistema di misurazione e gestione dei rischi operativi. Le banche sono tenute a dimostrare che il sistema sia impiegato non a soli fini di compliance, ma anche per apportare benefici all’intera struttura. Nella seconda parte, invece, vengono puntualizzati alcuni aspetti quantitativi. Vengono qui descritti brevemente alcuni metodi interni, in particolare: lo scorecard approach, il loss data approach e lo scenario based approach. Si passa, poi, ad esaminare il caso del Gruppo Capitalia. Il quarto capitolo contiene una panoramica dei risultati ottenuti nell’ambito delle ricerche più recenti condotte sul rischio operativo. Si riportano i risultati di un’indagine condotta dalla Banca d’Italia su un campione di banche aderenti a DIPO (Data Base Italiano Perdite Operative), e le indicazioni contenute in un documento pubblicato ad ottobre 2006 dall’AIGOR (gruppo di lavoro del Comitato di Basilea, che si occupa in particolare dei rischi operativi). Il documento dell’AIGOR fornisce un «range» delle prassi attualmente diffuse presso le banche che intendono utilizzare metodi AMA
Il rischio operativo. Le metodologie di misurazione delle banche
SYLOS LABINI, STEFANIA
2007-01-01
Abstract
Il presente lavoro affronta la tematica dei rischi operativi. In particolare, lo studio è centrato sull’analisi dello stato di avanzamento nelle metodologie di misurazione, sia delle banche che intendono adottare il metodo standardizzato, sia di quelle che vogliono utilizzare metodi interni. Una simile finalità si ritiene perseguibile in quanto, sebbene l’obbligo di applicazione della normativa entri in vigore dal 2007 (e dal 2008 per le banche che adottano i metodi AMA), la maggior parte delle banche ha già avviato misurazioni dei rischi operativi in via sperimentale, anche per finalità di compliance – quale ad esempio la necessità di collezionare serie storiche di dati aventi una certa profondità –. In particolare, si vuole verificare se le banche sono già in possesso dei requisiti richiesti per le due metodologie su menzionate. A tal fine, si procede dapprima esaminando la regolamentazione (in tale ambito vengono illustrati i requisiti richiesti dalla normativa) e successivamente mettendo a confronto l’analisi di tre casi con i risultati emersi da altre indagini recenti. Il lavoro si articola in quattro capitoli. Nel primo capitolo si esamina la regolamentazione a livello internazionale e nazionale. Il secondo capitolo si incentra in particolare sulle metodologie di calcolo del rischio operativo. Nella prima parte ci si sofferma sul metodo base. Successivamente viene descritto il metodo standardizzato, esaminando un aspetto in particolare, ossia il procedimento di valutazione dell’esposizione ai rischi operativi. Si tratta di un aspetto importante, in quanto impone, anche alle banche che adottano il metodo standardizzato, di stimare l’esposizione a rischio sia a livello complessivo, che per linee di business. È interessante, dunque, vedere quali sono i risvolti di una simile previsione. Vengono poi esaminati due gruppi bancari che adotteranno il metodo standardizzato: il Gruppo Banca Popolare di Bari e il Gruppo Banca Popolare di Milano. Nel terzo capitolo ci si sofferma, invece, sui metodi avanzati di misurazione (AMA). Prima si esamina un aspetto qualitativo, in particolare lo use test. Si affronta, quindi, il tema del cosiddetto «utilizzo gestionale» del sistema di misurazione e gestione dei rischi operativi. Le banche sono tenute a dimostrare che il sistema sia impiegato non a soli fini di compliance, ma anche per apportare benefici all’intera struttura. Nella seconda parte, invece, vengono puntualizzati alcuni aspetti quantitativi. Vengono qui descritti brevemente alcuni metodi interni, in particolare: lo scorecard approach, il loss data approach e lo scenario based approach. Si passa, poi, ad esaminare il caso del Gruppo Capitalia. Il quarto capitolo contiene una panoramica dei risultati ottenuti nell’ambito delle ricerche più recenti condotte sul rischio operativo. Si riportano i risultati di un’indagine condotta dalla Banca d’Italia su un campione di banche aderenti a DIPO (Data Base Italiano Perdite Operative), e le indicazioni contenute in un documento pubblicato ad ottobre 2006 dall’AIGOR (gruppo di lavoro del Comitato di Basilea, che si occupa in particolare dei rischi operativi). Il documento dell’AIGOR fornisce un «range» delle prassi attualmente diffuse presso le banche che intendono utilizzare metodi AMAI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.