Il problema della valutazione inerente le partite in moneta estera concerne quelle operazioni espresse in moneta diversa dall’euro che è la moneta di conto. Al riguardo, è noto come per lungo tempo tali operazioni non abbiano ricevuto la dovuta attenzione da parte del legislatore che, a parte una richiesta di informativa in Nota Integrativa, rimetteva di fatto la regolamentazione contabile delle stesse ai principi contabili statuiti dagli organismi professionali preposti. È solo con il D.lgs. n. 6/2003 che nell’ambito della normativa sul bilancio è stata introdotta una cifica previsione sul punto che trova ora ulteriori elementi di novità nella recente impostazione del D.Lgs. 139 /20152. Prima di entrare nel merito delle previsioni codicistiche, giova inquadrare la fattispecie oggetto di attenzione ossia le operazioni in moneta estera che, come già accennato in apertura sono operazioni espresse in una valuta differente dall’euro che possono determinare l’iscrizione in bilancio di attività o passività monetarie o non monetarie. In particolare, nell’ambito delle operazioni in parola possono rientrare: – acquisti o vendite di beni o servizi i cui prezzi sono espressi in valuta estera; – prestiti erogati o ricevuti in cui l’ammontare è espresso in valuta estera; – acquisti di un bene strumentale in valuta estera. Giova, ora, evidenziare la distinzione tra elementi patrimoniali monetari ed elementi patrimoniali non monetari3. Gli elementi monetari si identificano con attività e passività patrimoniali che comportano il diritto ad incassare o l’obbligo di pagare, a date future, importi di denaro in valuta determinati o determinabili. Sono, quindi, elementi monetari: i crediti e debiti, le disponibilità liquide, i ratei attivi e passivi e i titoli di debito. Gli elementi non monetari sono riconducibili alle attività e alle passività che non comportano il diritto ad incassare o l’obbligo di pagare importi di denaro in valuta determinati o determinabili. Sono elementi non monetari: le immobilizzazioni materiali e immateriali, le partecipazioni e altri titoli che conferiscono il diritto a partecipare al capitale di rischio dell’emittente, le rimanenze, gli anticipi per l’acquisto o la vendita di beni e servizi, i risconti attivi e passivi. A tal proposito, e rispetto al recente passato, il legislatore ha operato una decisa virata verso l’impostazione internazionale dal momento che l’art. 2426, co. 2, Cod. Civ. prescrive che per la definizione di “attività monetaria” e “passività monetaria” si fa riferimento ai principi contabili internazionali adottati dall’Unione Europea che definiscono gli elementi monetari quali unità di valuta possedute e attività e passività che devono essere incassate o pagate in un numero di unità di valuta fisso o determinabile”.
Le partite in valuta estera
Turco Mario
2021-01-01
Abstract
Il problema della valutazione inerente le partite in moneta estera concerne quelle operazioni espresse in moneta diversa dall’euro che è la moneta di conto. Al riguardo, è noto come per lungo tempo tali operazioni non abbiano ricevuto la dovuta attenzione da parte del legislatore che, a parte una richiesta di informativa in Nota Integrativa, rimetteva di fatto la regolamentazione contabile delle stesse ai principi contabili statuiti dagli organismi professionali preposti. È solo con il D.lgs. n. 6/2003 che nell’ambito della normativa sul bilancio è stata introdotta una cifica previsione sul punto che trova ora ulteriori elementi di novità nella recente impostazione del D.Lgs. 139 /20152. Prima di entrare nel merito delle previsioni codicistiche, giova inquadrare la fattispecie oggetto di attenzione ossia le operazioni in moneta estera che, come già accennato in apertura sono operazioni espresse in una valuta differente dall’euro che possono determinare l’iscrizione in bilancio di attività o passività monetarie o non monetarie. In particolare, nell’ambito delle operazioni in parola possono rientrare: – acquisti o vendite di beni o servizi i cui prezzi sono espressi in valuta estera; – prestiti erogati o ricevuti in cui l’ammontare è espresso in valuta estera; – acquisti di un bene strumentale in valuta estera. Giova, ora, evidenziare la distinzione tra elementi patrimoniali monetari ed elementi patrimoniali non monetari3. Gli elementi monetari si identificano con attività e passività patrimoniali che comportano il diritto ad incassare o l’obbligo di pagare, a date future, importi di denaro in valuta determinati o determinabili. Sono, quindi, elementi monetari: i crediti e debiti, le disponibilità liquide, i ratei attivi e passivi e i titoli di debito. Gli elementi non monetari sono riconducibili alle attività e alle passività che non comportano il diritto ad incassare o l’obbligo di pagare importi di denaro in valuta determinati o determinabili. Sono elementi non monetari: le immobilizzazioni materiali e immateriali, le partecipazioni e altri titoli che conferiscono il diritto a partecipare al capitale di rischio dell’emittente, le rimanenze, gli anticipi per l’acquisto o la vendita di beni e servizi, i risconti attivi e passivi. A tal proposito, e rispetto al recente passato, il legislatore ha operato una decisa virata verso l’impostazione internazionale dal momento che l’art. 2426, co. 2, Cod. Civ. prescrive che per la definizione di “attività monetaria” e “passività monetaria” si fa riferimento ai principi contabili internazionali adottati dall’Unione Europea che definiscono gli elementi monetari quali unità di valuta possedute e attività e passività che devono essere incassate o pagate in un numero di unità di valuta fisso o determinabile”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.