È, a oggi, un fatto largamente condiviso a livello di dibattito pubblico che la prospettiva culturale di contrasto ai discorsi d’odio e alla violenza di genere richieda la messa in campo di una specifica progettualità pedagogica e didattica. Tuttavia, il coinvolgimento delle principali istituzioni educative – famiglia e scuola –, sebbene da più parti della società civile invocato con enfasi, rimane ancora scarsamente decifrabile e ciò, a mio avviso, principalmente perché mancano linee di indirizzo in grado di chiarire la complessità teorica e metodologica di una azione formativa volta a promuovere un pensiero aperto alle differenze e, ancor più, un pensiero capace di pensare le differenze. Difatti, se appaiono scontati a tutti coloro che si occupano di formazione il riferirsi alle differenze come valore e l’intendere le istituzioni educative come inclusive, non altrettanto scontato è l’ancoraggio educativo di tale idea regolativa a un solido sostrato di conoscenze e competenze curricolari. In altre parole, come fare uscire dalla vuota retorica, ossia dalla forma della semplice enunciazione di principio, l’educazione al riconoscimento delle differenze (sessuale, di genere, culturale, comportamentale ecc.: l’intera gamma di specificità, talenti, deficit con cui si esprime l’unità corpomentale di ogni soggetto) e la valorizzazione di esse in quanto risorse
Educare alle differenze per educare alle relazioni. Pensiero dialogico, vulnerabilità e interdipendenza
rosa gallelli
2024-01-01
Abstract
È, a oggi, un fatto largamente condiviso a livello di dibattito pubblico che la prospettiva culturale di contrasto ai discorsi d’odio e alla violenza di genere richieda la messa in campo di una specifica progettualità pedagogica e didattica. Tuttavia, il coinvolgimento delle principali istituzioni educative – famiglia e scuola –, sebbene da più parti della società civile invocato con enfasi, rimane ancora scarsamente decifrabile e ciò, a mio avviso, principalmente perché mancano linee di indirizzo in grado di chiarire la complessità teorica e metodologica di una azione formativa volta a promuovere un pensiero aperto alle differenze e, ancor più, un pensiero capace di pensare le differenze. Difatti, se appaiono scontati a tutti coloro che si occupano di formazione il riferirsi alle differenze come valore e l’intendere le istituzioni educative come inclusive, non altrettanto scontato è l’ancoraggio educativo di tale idea regolativa a un solido sostrato di conoscenze e competenze curricolari. In altre parole, come fare uscire dalla vuota retorica, ossia dalla forma della semplice enunciazione di principio, l’educazione al riconoscimento delle differenze (sessuale, di genere, culturale, comportamentale ecc.: l’intera gamma di specificità, talenti, deficit con cui si esprime l’unità corpomentale di ogni soggetto) e la valorizzazione di esse in quanto risorseI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.