Gerione, il getto della corda, la febbre quartana: una proposta interpretativa

The essay aims to return to one of the most delicate exegetical place of the Comedy, namely the throwing of the rope with which Virgil, at the edge of the «ripa discoscesa» (Inf. XVI 103) which separates the seventh from the eighth circle of the Hell, urges the appearance of the monstrous figure of Geryon. On the basis of a biblical place (Job 40, 25), which has so far been little appreciated by commentators, and of the exegesis of the same passage proposed by Gregory the Great (Moralia in Job 33, 10), as well as the re-evaluation of the importance of the similitude of Inf. XVII 85-88 («Quale colui ch’è sì presso al riprezzo / dela quartana […]»), we intend to advance an interpretation of the rope of Inf. XVI 106-108 which, while taking into account B. Nardi’s hypothesis, is more economical because, confirming the link between lust and fraud already underlined by important scholars, it attributes a unique meaning to the rope, that of customs’ purity.

Il saggio si propone di ritornare su uno dei più delicati nodi esegetici della Commedia, vale a dire il lancio della corda con cui Virgilio, ai bordi della «ripa discoscesa» (Inf. XVI 103) che separa il settimo dall’ottavo cerchio dell’Inferno, sollecita l’apparizione della mostruosa figura di Gerione. Sulla base di un luogo biblico (Giobbe 40, 25) finora poco valorizzato dai commentatori e dell’esegesi del medesimo passo proposta da Gregorio Magno (Moralia in Iob 33, 10), nonché della rivalutazione dell’importanza della similitudine di Inf. XVII 85-88 («Quale colui ch’è sì presso al riprezzo / dela quartana […]»), si intende avanzare un’interpretazione della corda di Inf. XVI 106-108 che, mentre tiene conto dell’ipotesi di B. Nardi, si configura come più economica poiché, ribadendo il legame tra concupiscenza e frode già sottolineato da importanti studiosi, attribuisce alla corda un significato univoco, quello della purezza di costumi.