Dall’olio per motori Sint 2000 di Agip alle cucine prodotte da Scavolini, dal brandy Stock 84 dell’omonima azienda alle scarpe firmate Valleverde, dalle brioches Buondì di Motta fino ai contratti di telefonia proposti da TIM: dall’inizio degli anni Settanta fino agli anni Duemila, Raffaella Carrà ha prestato il proprio volto – ma, ancor più, la propria immagine divistica – alla pubblicità. Complice il legame sempre più indissolubile che stringe con il piccolo schermo, Carrà inizia la sua avventura pubblicitaria nel Carosello paleotelevisivo, ma si converte poi agli spot dell’era neotelevisiva, prestandosi anche a coeve pubblicità a stampa, che invadono riviste come “Radiocorriere” o “Sorrisi e canzoni”. Muovendosi a partire dai caroselli e dagli spot, ma tenendo conto anche delle pubblicità cartacee che li accompagnano, il saggio mirerà a ricostruire il legame che Raffaella Carrà stringe con il mondo della pubblicità, offrendo una riflessione ad ampio respiro che ragioni sulle diverse strategie che guidano la sua carriera da testimonial. L’analisi dialogherà con gli studi dedicati alla pubblicità italiana (Arvidsson 2003) – sia in rapporto a Carosello (Dorfles 1998), sia agli spot moderni (Scaglioni 2013) –, confrontandosi anche con le riflessioni sul divismo televisivo nazionale (Muggeo 2021) e sulla figura del testimonial (McCraken 1989). Nello specifico, dopo un momento introduttivo pensato per indagare il rapporto tra Carrà e società dei consumi, ma anche per inquadrare storicamente la figura del testimonial nel panorama italiano, il saggio si soffermerà, prima, su Carrà e Carosello e, poi, su Carrà e pubblicità moderna. Nella prima parte, si prenderanno in analisi i caroselli degli anni Settanta di Agip e Stock, riflettendo su come le esibizioni a passi di danza di cui Carrà è protagonista riprendano alcuni elementi della sua carriera discografica e televisiva coeva, ma anche come gli stessi sketch si inseriscano nella tradizione del programma-contenitore RAI. L’analisi ragionerà parallelamente anche sulle pubblicità proposte dalla stampa periodica, che appaiono in costante dialogo con quelle del piccolo schermo. Nella seconda parte, la riflessione si sposterà sui più frammentari spot post-Carosello, e in particolare su quelli degli anni Ottanta di Motta e Scavolini. Nonostante la brevità dei contenuti, è possibile rintracciare un legame sia con il passato, alla luce della reiterata presenza di esibizioni di canto e ballo, sia con la contemporaneità di quel decennio, data l’immagine più rassicurante e casalinga che viene suggerita. Anche in questo caso, si richiameranno le già evocate pubblicità a stampa che, come in precedenza, si allineano all’immagine proposta dagli spot televisivi.
La (cucina) più amata dagli italiani. L’avventura pubblicitaria di Raffaella Carrà
Landrini, Gabriele
2023-01-01
Abstract
Dall’olio per motori Sint 2000 di Agip alle cucine prodotte da Scavolini, dal brandy Stock 84 dell’omonima azienda alle scarpe firmate Valleverde, dalle brioches Buondì di Motta fino ai contratti di telefonia proposti da TIM: dall’inizio degli anni Settanta fino agli anni Duemila, Raffaella Carrà ha prestato il proprio volto – ma, ancor più, la propria immagine divistica – alla pubblicità. Complice il legame sempre più indissolubile che stringe con il piccolo schermo, Carrà inizia la sua avventura pubblicitaria nel Carosello paleotelevisivo, ma si converte poi agli spot dell’era neotelevisiva, prestandosi anche a coeve pubblicità a stampa, che invadono riviste come “Radiocorriere” o “Sorrisi e canzoni”. Muovendosi a partire dai caroselli e dagli spot, ma tenendo conto anche delle pubblicità cartacee che li accompagnano, il saggio mirerà a ricostruire il legame che Raffaella Carrà stringe con il mondo della pubblicità, offrendo una riflessione ad ampio respiro che ragioni sulle diverse strategie che guidano la sua carriera da testimonial. L’analisi dialogherà con gli studi dedicati alla pubblicità italiana (Arvidsson 2003) – sia in rapporto a Carosello (Dorfles 1998), sia agli spot moderni (Scaglioni 2013) –, confrontandosi anche con le riflessioni sul divismo televisivo nazionale (Muggeo 2021) e sulla figura del testimonial (McCraken 1989). Nello specifico, dopo un momento introduttivo pensato per indagare il rapporto tra Carrà e società dei consumi, ma anche per inquadrare storicamente la figura del testimonial nel panorama italiano, il saggio si soffermerà, prima, su Carrà e Carosello e, poi, su Carrà e pubblicità moderna. Nella prima parte, si prenderanno in analisi i caroselli degli anni Settanta di Agip e Stock, riflettendo su come le esibizioni a passi di danza di cui Carrà è protagonista riprendano alcuni elementi della sua carriera discografica e televisiva coeva, ma anche come gli stessi sketch si inseriscano nella tradizione del programma-contenitore RAI. L’analisi ragionerà parallelamente anche sulle pubblicità proposte dalla stampa periodica, che appaiono in costante dialogo con quelle del piccolo schermo. Nella seconda parte, la riflessione si sposterà sui più frammentari spot post-Carosello, e in particolare su quelli degli anni Ottanta di Motta e Scavolini. Nonostante la brevità dei contenuti, è possibile rintracciare un legame sia con il passato, alla luce della reiterata presenza di esibizioni di canto e ballo, sia con la contemporaneità di quel decennio, data l’immagine più rassicurante e casalinga che viene suggerita. Anche in questo caso, si richiameranno le già evocate pubblicità a stampa che, come in precedenza, si allineano all’immagine proposta dagli spot televisivi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.