The essay "From Chaos to Narration: The Sick Body as a Text" by Daniele Maria Pegorari explores the complex relationship between the sick body and narration, analyzing how illness transforms the body into a text to be interpreted. Pegorari begins by highlighting how the sick body is perceived in contemporary society, dominated by a medical model that fragments the individual into specific anatomical problems, reducing the sick person to a patient and the illness to a pathology. This dehumanizing view is exacerbated by administrative management that makes care a mechanical and impersonal process. The essay also addresses the isolation of the sick person, compared to a "defective book" that few want to read, emphasizing how the narration of the sick body does not fit into traditional literary canons, often resulting in a boring and repulsive text for the common reader. Pegorari reflects on how the suffering body does not follow the linear time of productive society but instead lives a discontinuity that excludes it from socially valued activities, finding instead a sense of organicity through self-narration and reading. Additionally, the essay discusses how illness makes the body unpredictable and chaotic, interrupting the regularity of daily life and imposing a new form of personal narration. Pegorari compares this process to a "narrative move" and a "lyric move," where the body seeks to reconstruct internal coherence while simultaneously opening itself to a new sensitivity in reading its own suffering. Pegorari references the theories of Roland Barthes and Arthur Frank to argue that the writing and narration of the sick body involve the subject deeply, transforming the author into an integral part of the discursive process. This approach leads to a redefinition of subjectivity, where the author is no longer a detached observer but an active participant writing themselves while narrating the world. Finally, the essay concludes with a reflection on postmodernity and the difficulty of distinguishing between the author and the text, highlighting how the narration of the sick body is a form of self-determination and resistance to the dominant structures of contemporary society.

Il saggio "Dal caos alla narrazione: Il corpo malato come testo" di Daniele Maria Pegorari esplora la complessa relazione tra il corpo malato e la narrazione, analizzando come la malattia trasformi il corpo in un testo da interpretare. Pegorari inizia sottolineando come il corpo malato sia percepito nella società contemporanea, dominata da un modello medico che frammenta l'individuo in singoli problemi anatomici, riducendo il malato a un paziente e la malattia a una patologia. Questa visione disumanizzante è aggravata dalla gestione amministrativa che rende la cura un processo meccanico e impersonale. Il saggio affronta anche l'isolamento del malato, paragonato a un "libro difettoso" che pochi vogliono leggere, evidenziando come la narrazione del corpo malato non rientri nei canoni letterari tradizionali, risultando spesso noiosa e respingente per il lettore comune. Pegorari riflette sul fatto che il corpo sofferente non segue il tempo lineare della società produttiva, ma vive una discontinuità che lo esclude dalle attività socialmente valorizzate, trovando invece un senso di organicità attraverso la narrazione e la lettura di sé. Inoltre, il saggio discute come la malattia renda il corpo imprevedibile e caotico, interrompendo la regolarità della vita quotidiana e imponendo una nuova forma di narrazione personale. Questo processo è paragonato da Pegorari a una "mossa narrativa" e a una "mossa lirica", dove il corpo cerca di ricostruire una coerenza interna e al contempo si apre a una nuova sensibilità nella lettura della propria sofferenza. Pegorari fa riferimento alle teorie di Roland Barthes e Arthur Frank per sostenere che la scrittura e la narrazione del corpo malato coinvolgono il soggetto in modo profondo, trasformando l'autore in parte integrante del processo discorsivo. Questo approccio porta a una ridefinizione della soggettività, dove l'autore non è più un osservatore distaccato, ma un partecipante attivo che scrive se stesso mentre racconta il mondo. Infine, il saggio si conclude con una riflessione sulla postmodernità e sulla difficoltà di distinguere tra l'autore e il testo, mettendo in luce come la narrazione del corpo malato sia una forma di autodeterminazione e di resistenza alle strutture dominanti della società contemporanea.

Dal caos alla narrazione: il corpo malato come testo

Daniele Maria Pegorari
2024-01-01

Abstract

The essay "From Chaos to Narration: The Sick Body as a Text" by Daniele Maria Pegorari explores the complex relationship between the sick body and narration, analyzing how illness transforms the body into a text to be interpreted. Pegorari begins by highlighting how the sick body is perceived in contemporary society, dominated by a medical model that fragments the individual into specific anatomical problems, reducing the sick person to a patient and the illness to a pathology. This dehumanizing view is exacerbated by administrative management that makes care a mechanical and impersonal process. The essay also addresses the isolation of the sick person, compared to a "defective book" that few want to read, emphasizing how the narration of the sick body does not fit into traditional literary canons, often resulting in a boring and repulsive text for the common reader. Pegorari reflects on how the suffering body does not follow the linear time of productive society but instead lives a discontinuity that excludes it from socially valued activities, finding instead a sense of organicity through self-narration and reading. Additionally, the essay discusses how illness makes the body unpredictable and chaotic, interrupting the regularity of daily life and imposing a new form of personal narration. Pegorari compares this process to a "narrative move" and a "lyric move," where the body seeks to reconstruct internal coherence while simultaneously opening itself to a new sensitivity in reading its own suffering. Pegorari references the theories of Roland Barthes and Arthur Frank to argue that the writing and narration of the sick body involve the subject deeply, transforming the author into an integral part of the discursive process. This approach leads to a redefinition of subjectivity, where the author is no longer a detached observer but an active participant writing themselves while narrating the world. Finally, the essay concludes with a reflection on postmodernity and the difficulty of distinguishing between the author and the text, highlighting how the narration of the sick body is a form of self-determination and resistance to the dominant structures of contemporary society.
2024
979-12-5995-082-6
Il saggio "Dal caos alla narrazione: Il corpo malato come testo" di Daniele Maria Pegorari esplora la complessa relazione tra il corpo malato e la narrazione, analizzando come la malattia trasformi il corpo in un testo da interpretare. Pegorari inizia sottolineando come il corpo malato sia percepito nella società contemporanea, dominata da un modello medico che frammenta l'individuo in singoli problemi anatomici, riducendo il malato a un paziente e la malattia a una patologia. Questa visione disumanizzante è aggravata dalla gestione amministrativa che rende la cura un processo meccanico e impersonale. Il saggio affronta anche l'isolamento del malato, paragonato a un "libro difettoso" che pochi vogliono leggere, evidenziando come la narrazione del corpo malato non rientri nei canoni letterari tradizionali, risultando spesso noiosa e respingente per il lettore comune. Pegorari riflette sul fatto che il corpo sofferente non segue il tempo lineare della società produttiva, ma vive una discontinuità che lo esclude dalle attività socialmente valorizzate, trovando invece un senso di organicità attraverso la narrazione e la lettura di sé. Inoltre, il saggio discute come la malattia renda il corpo imprevedibile e caotico, interrompendo la regolarità della vita quotidiana e imponendo una nuova forma di narrazione personale. Questo processo è paragonato da Pegorari a una "mossa narrativa" e a una "mossa lirica", dove il corpo cerca di ricostruire una coerenza interna e al contempo si apre a una nuova sensibilità nella lettura della propria sofferenza. Pegorari fa riferimento alle teorie di Roland Barthes e Arthur Frank per sostenere che la scrittura e la narrazione del corpo malato coinvolgono il soggetto in modo profondo, trasformando l'autore in parte integrante del processo discorsivo. Questo approccio porta a una ridefinizione della soggettività, dove l'autore non è più un osservatore distaccato, ma un partecipante attivo che scrive se stesso mentre racconta il mondo. Infine, il saggio si conclude con una riflessione sulla postmodernità e sulla difficoltà di distinguere tra l'autore e il testo, mettendo in luce come la narrazione del corpo malato sia una forma di autodeterminazione e di resistenza alle strutture dominanti della società contemporanea.
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