"Sull' Autocoscienza in Hegel" è un volumetto che raccoglie e riadatta in forma di pubblicazione le lezioni su "Hegel's Concept of Self-Consciousness" tenute da Robert B. Pippin in occasione delle Spinoza Lectures del 2010 ad Amsterdam. Un libro dallo stile sintetico e comunicativo, che ruota attorno all'incastro di due dinamiche costitutive dell'essere umano: il processo della coscienza verso se stessa (l'autocoscienza), analizzato però attraverso la vita del desiderio (Begierde). La coscienza giunge a sapere di se stessa, giunge all'autocoscienza, perché impara dal suo essere desiderante. Cominciamo imparando dalle forme basilari del desiderio animale, dal voler restare in vita; e di qui continuiamo fino alla lotta sociale che si accende per il desiderio di essere riconosciuti dagli altri. É per questa via che si forma quell'implicita consapevolezza che ciascuno di noi si porta appresso, quell'essere in costante relazione con noi stessi. Sappiamo sempre di essere autocoscienti, ma mai per un'introspezione e nemmeno per una classificazione concettuale. L'autocoscienza non è un oggetto nel mondo, nemmeno un oggetto mentale, quanto il perseguimento di un rapportarci al mondo e agli altri. Un rapporto che matura poiché viene posto ma che, così come viene posto, può anche essere drammaticamente tolto. Questa la lezione che Pippin trae dalla rilettura dei primi capitoli della "Fenomenologia dello spirito".

Dall’essere vivente all’essere sociale. Autocoscienza e desiderio

Antonio Carnevale
Conceptualization
;
2014-01-01

Abstract

"Sull' Autocoscienza in Hegel" è un volumetto che raccoglie e riadatta in forma di pubblicazione le lezioni su "Hegel's Concept of Self-Consciousness" tenute da Robert B. Pippin in occasione delle Spinoza Lectures del 2010 ad Amsterdam. Un libro dallo stile sintetico e comunicativo, che ruota attorno all'incastro di due dinamiche costitutive dell'essere umano: il processo della coscienza verso se stessa (l'autocoscienza), analizzato però attraverso la vita del desiderio (Begierde). La coscienza giunge a sapere di se stessa, giunge all'autocoscienza, perché impara dal suo essere desiderante. Cominciamo imparando dalle forme basilari del desiderio animale, dal voler restare in vita; e di qui continuiamo fino alla lotta sociale che si accende per il desiderio di essere riconosciuti dagli altri. É per questa via che si forma quell'implicita consapevolezza che ciascuno di noi si porta appresso, quell'essere in costante relazione con noi stessi. Sappiamo sempre di essere autocoscienti, ma mai per un'introspezione e nemmeno per una classificazione concettuale. L'autocoscienza non è un oggetto nel mondo, nemmeno un oggetto mentale, quanto il perseguimento di un rapportarci al mondo e agli altri. Un rapporto che matura poiché viene posto ma che, così come viene posto, può anche essere drammaticamente tolto. Questa la lezione che Pippin trae dalla rilettura dei primi capitoli della "Fenomenologia dello spirito".
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