L’inerbimento è diffusamente ritenuta essere il più ecologico sistema di gestione del suolo. Ciononostante, la difficoltà nel gestire la competizione esercitata dal manto erboso scoraggia gli imprenditori agricoli dall’impiego di tale pratica negli ambienti caldo-aridi. In un ambiente dell’Italia Meridionale è stata condatto una prova su Sangiovese allevato con interfilare lavorato (L), protetto da graminacee (G) o da trifoglio sotterraneo (T), nella pianura di Capitanata. A fioritura del vitigno, la biomassa erbosa secca in G e T è risultata 2 e 5 volte quella della infestanti presenti in L. In G e T, la competizione erbosa ha ridotto del 40% e del 60% l’area fogliare dei ceppi, del 20% e 30 % il parametro indice dello stato idrico, del 50% gli scambi gassosi fogliari. Minore l’area fogliare, maggiore il regime radiativo a livello dei grappoli. Il trifoglio è disseccato dopo l’allegagione della vite; le graminacee sono parzialmente disseccate ad inizio invaiatura. In quest’epoca, rispetto ad L, lo stato idrico del ceppo è migliorato del 30% e l’intensità fotosintetica del 70% in T. Le variazioni produttive sono risultate simili a quelle dell’area fogliare; all’opposto sono variati il rapporto superficie:volume della bacca ed il potenziale polifenolico ed antocianico delle bucce. Nel vino, questi composti sono risultati più concentrati in L che in G e T, indicando ridotta estraibilità fenolica in queste ultime tesi. La concentrazione antocianica in T è risultata correlata al regime radiativo nella fascia dei grappoli.

Fisiologia e qualità della produzione nel vitigno Sangiovese su suolo lavorato o protetto da manto erboso, in ambiente caldo arido

LOPRIORE, GIUSEPPE;
2007-01-01

Abstract

L’inerbimento è diffusamente ritenuta essere il più ecologico sistema di gestione del suolo. Ciononostante, la difficoltà nel gestire la competizione esercitata dal manto erboso scoraggia gli imprenditori agricoli dall’impiego di tale pratica negli ambienti caldo-aridi. In un ambiente dell’Italia Meridionale è stata condatto una prova su Sangiovese allevato con interfilare lavorato (L), protetto da graminacee (G) o da trifoglio sotterraneo (T), nella pianura di Capitanata. A fioritura del vitigno, la biomassa erbosa secca in G e T è risultata 2 e 5 volte quella della infestanti presenti in L. In G e T, la competizione erbosa ha ridotto del 40% e del 60% l’area fogliare dei ceppi, del 20% e 30 % il parametro indice dello stato idrico, del 50% gli scambi gassosi fogliari. Minore l’area fogliare, maggiore il regime radiativo a livello dei grappoli. Il trifoglio è disseccato dopo l’allegagione della vite; le graminacee sono parzialmente disseccate ad inizio invaiatura. In quest’epoca, rispetto ad L, lo stato idrico del ceppo è migliorato del 30% e l’intensità fotosintetica del 70% in T. Le variazioni produttive sono risultate simili a quelle dell’area fogliare; all’opposto sono variati il rapporto superficie:volume della bacca ed il potenziale polifenolico ed antocianico delle bucce. Nel vino, questi composti sono risultati più concentrati in L che in G e T, indicando ridotta estraibilità fenolica in queste ultime tesi. La concentrazione antocianica in T è risultata correlata al regime radiativo nella fascia dei grappoli.
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