Con il cambiamento degli equilibri economici globali e le politiche europee tendenzialmente più restrittive sull'intervento pubblico, quest'ultimo si sta orientando verso un approccio qualitativo. L'obiettivo è favorire settori chiave per migliorare economia e servizi pubblici, limitando e rendendo più efficiente la spesa pubblica. Il tema della coesione statale, spesso legato al territorio, è tornato preponderante, richiamando l'approccio dello Stato imprenditore del '900. Tuttavia, esempi passati come l'EFIM hanno mostrato inefficienze e fallimenti, soprattutto nel tentativo di industrializzare il Sud Italia. Le privatizzazioni degli anni '90 e 2000, mirate a ridurre il debito pubblico, hanno ulteriormente distanziato il governo dagli obiettivi di coesione. La crisi del 2008 ha esacerbato questa situazione, riducendo gli investimenti pubblici. Solo con la crisi pandemica lo Stato ha ripreso un ruolo più attivo come investitore e innovatore, specialmente nel settore digitale. Il concetto di coesione digitale è stato riconosciuto a livello istituzionale dal Comitato Europeo delle Regioni nel 2019, ma non è stato incluso nella "Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali per il Decennio Digitale" del 2022. La coesione digitale è vista come essenziale per ridurre il digital divide, migliorando l'accesso alle tecnologie e promuovendo investimenti equamente distribuiti. Tuttavia, gli aiuti di Stato, regolamentati dalla politica europea, rappresentano una sfida. Gli investimenti in infrastrutture digitali sono spesso considerati aiuti di Stato, soggetti a scrutinio per evitare distorsioni di mercato. Gli orientamenti europei cercano di bilanciare questi aiuti per garantire equità e coesione territoriale. L'Italia ha fatto progressi significativi nella connettività, ma gli investimenti nella coesione digitale rimangono bassi rispetto ad altri settori. Le politiche statali seguono un approccio conservativo, privilegiando la concorrenza libera e aperta. Tuttavia, la coesione digitale è fondamentale per raggiungere un nuovo equilibrio territoriale ed economico, migliorando la distribuzione della ricchezza e l'attrazione di investimenti esteri. L'analisi delle interconnessioni tra le esigenze di tutela del mercato e lo sviluppo tecnologico è cruciale per comprendere come gli Stati possano ridurre le disuguaglianze economiche e sociali nel contesto delle regole europee sugli aiuti di Stato.

La programmazione euro-statale degli interventi per la coesione digitale

Lorenzo Rodio Nico
2023-01-01

Abstract

Con il cambiamento degli equilibri economici globali e le politiche europee tendenzialmente più restrittive sull'intervento pubblico, quest'ultimo si sta orientando verso un approccio qualitativo. L'obiettivo è favorire settori chiave per migliorare economia e servizi pubblici, limitando e rendendo più efficiente la spesa pubblica. Il tema della coesione statale, spesso legato al territorio, è tornato preponderante, richiamando l'approccio dello Stato imprenditore del '900. Tuttavia, esempi passati come l'EFIM hanno mostrato inefficienze e fallimenti, soprattutto nel tentativo di industrializzare il Sud Italia. Le privatizzazioni degli anni '90 e 2000, mirate a ridurre il debito pubblico, hanno ulteriormente distanziato il governo dagli obiettivi di coesione. La crisi del 2008 ha esacerbato questa situazione, riducendo gli investimenti pubblici. Solo con la crisi pandemica lo Stato ha ripreso un ruolo più attivo come investitore e innovatore, specialmente nel settore digitale. Il concetto di coesione digitale è stato riconosciuto a livello istituzionale dal Comitato Europeo delle Regioni nel 2019, ma non è stato incluso nella "Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali per il Decennio Digitale" del 2022. La coesione digitale è vista come essenziale per ridurre il digital divide, migliorando l'accesso alle tecnologie e promuovendo investimenti equamente distribuiti. Tuttavia, gli aiuti di Stato, regolamentati dalla politica europea, rappresentano una sfida. Gli investimenti in infrastrutture digitali sono spesso considerati aiuti di Stato, soggetti a scrutinio per evitare distorsioni di mercato. Gli orientamenti europei cercano di bilanciare questi aiuti per garantire equità e coesione territoriale. L'Italia ha fatto progressi significativi nella connettività, ma gli investimenti nella coesione digitale rimangono bassi rispetto ad altri settori. Le politiche statali seguono un approccio conservativo, privilegiando la concorrenza libera e aperta. Tuttavia, la coesione digitale è fondamentale per raggiungere un nuovo equilibrio territoriale ed economico, migliorando la distribuzione della ricchezza e l'attrazione di investimenti esteri. L'analisi delle interconnessioni tra le esigenze di tutela del mercato e lo sviluppo tecnologico è cruciale per comprendere come gli Stati possano ridurre le disuguaglianze economiche e sociali nel contesto delle regole europee sugli aiuti di Stato.
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