Il presente articolo, come suggerito dal titolo, si pone l’obiettivo di rintracciare le fasi iniziali compiute da Iosif Stalin nel processo di legittimazione del proprio ruolo di leader indiscusso dell’Unione Sovietica e specchio di tale percorso, nonché corpus del presente paper, sarà rappresentato dall’opera cinematografica del regista Michail Edišerovič Čiaureli. In particolare, saranno oggetto di analisi tre dei suoi lavori: “La Grande Aurora” (1938), “Il Giuramento” (1946) e “La Caduta di Berlino” (1949) [1]. La scelta di queste tre pellicole è dovuta, oltre all’ampia diffusione che ebbero in URSS in quegli anni, al fatto che tali opere delineano un ideale percorso di sintesi tra i concetti di potere tradizionale e potere carismatico formulati da Max Weber, applicati nell’istituzione e nella giustificazione del culto di personalità del leader sovietico. Nel primo film, il personaggio di Stalin verrà rappresentato come fervente sostenitore del bolscevismo, onnipresente nell’affiancare il compagno Lenin nella sua lotta contro i nemici della rivoluzione. Nel secondo, Lenin è ormai morto, ma la sua figura evanescente e il suo testamento spirituale accompagnano Stalin mentre diviene la nuova guida e il nuovo punto di riferimento per il popolo sovietico, giurando di tenere sempre fede all’ideale comunista e di portare a termine l’opera cominciata dal suo predecessore. Ne “La caduta di Berlino”, il potere e l’autorità di Stalin sembrano qui consolidati e Lenin appare ormai dimenticato, totalmente assente e mai menzionato all’interno di tutta l’opera. La pellicola segna così la fase finale del passaggio di testimone tra i due leader e costituisce un esempio di massima esaltazione dell’immagine di Stalin.

Da Lenin a Stalin: la legittimazione di potere del leader attraverso il cinema di Michail Čiaureli

Umberto Marzo
2019-01-01

Abstract

Il presente articolo, come suggerito dal titolo, si pone l’obiettivo di rintracciare le fasi iniziali compiute da Iosif Stalin nel processo di legittimazione del proprio ruolo di leader indiscusso dell’Unione Sovietica e specchio di tale percorso, nonché corpus del presente paper, sarà rappresentato dall’opera cinematografica del regista Michail Edišerovič Čiaureli. In particolare, saranno oggetto di analisi tre dei suoi lavori: “La Grande Aurora” (1938), “Il Giuramento” (1946) e “La Caduta di Berlino” (1949) [1]. La scelta di queste tre pellicole è dovuta, oltre all’ampia diffusione che ebbero in URSS in quegli anni, al fatto che tali opere delineano un ideale percorso di sintesi tra i concetti di potere tradizionale e potere carismatico formulati da Max Weber, applicati nell’istituzione e nella giustificazione del culto di personalità del leader sovietico. Nel primo film, il personaggio di Stalin verrà rappresentato come fervente sostenitore del bolscevismo, onnipresente nell’affiancare il compagno Lenin nella sua lotta contro i nemici della rivoluzione. Nel secondo, Lenin è ormai morto, ma la sua figura evanescente e il suo testamento spirituale accompagnano Stalin mentre diviene la nuova guida e il nuovo punto di riferimento per il popolo sovietico, giurando di tenere sempre fede all’ideale comunista e di portare a termine l’opera cominciata dal suo predecessore. Ne “La caduta di Berlino”, il potere e l’autorità di Stalin sembrano qui consolidati e Lenin appare ormai dimenticato, totalmente assente e mai menzionato all’interno di tutta l’opera. La pellicola segna così la fase finale del passaggio di testimone tra i due leader e costituisce un esempio di massima esaltazione dell’immagine di Stalin.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/480280
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