Il lavoro intende essere una riflessione complessiva sul mito di Medea, inserito nell’articolato percorso ideologico di Pier Paolo Pasolini. Allegoria della società contemporanea, la Medea pasoliniana, incentrata sull’impossibilità dell’amore tra Medea (Maria Callas) e Giasone (l’atleta Giuseppe Gentile), ossia sull’inconciliabilità di due mondi, quello barbaro, arcaico e religioso, cui appartiene la donna, e quello razionale, moderno e laico, a cui afferisce Giasone, esprime la visione «apocalittica» dell’ultimo Pasolini. L’autore assiste impotente e atterrito all’affermazione di una modernità desacralizzata, che fa dell’edonismo consumistico e della sua inesorabile forza omologante il proprio elemento connotativo e totalizzante. Medea, oltraggiosamente rifiutata, riaffermerà se stessa compiendo, al contempo, il suo annientamento, per cui nel finale, su cui incombe un’assoluta cupezza, non le resterà che gridare: «È inutile. Niente è più possibile, ormai».

La Medea di Pier Paolo Pasolini

Gabriella Capozza
2020-01-01

Abstract

Il lavoro intende essere una riflessione complessiva sul mito di Medea, inserito nell’articolato percorso ideologico di Pier Paolo Pasolini. Allegoria della società contemporanea, la Medea pasoliniana, incentrata sull’impossibilità dell’amore tra Medea (Maria Callas) e Giasone (l’atleta Giuseppe Gentile), ossia sull’inconciliabilità di due mondi, quello barbaro, arcaico e religioso, cui appartiene la donna, e quello razionale, moderno e laico, a cui afferisce Giasone, esprime la visione «apocalittica» dell’ultimo Pasolini. L’autore assiste impotente e atterrito all’affermazione di una modernità desacralizzata, che fa dell’edonismo consumistico e della sua inesorabile forza omologante il proprio elemento connotativo e totalizzante. Medea, oltraggiosamente rifiutata, riaffermerà se stessa compiendo, al contempo, il suo annientamento, per cui nel finale, su cui incombe un’assoluta cupezza, non le resterà che gridare: «È inutile. Niente è più possibile, ormai».
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