Il contributo si concentra sul valore esemplare e fondativo del gesto e delle parole pronunciate, nel racconto di Livio (I 26,4), dall’Orazio sororicida mentre sguaina la spada e trafigge la sorella, colpevole di piangere lo “sponsus” divenuto “hostis” nel conflitto tra Roma e Alba Longa. Nelle sue parole “Sic eat quaecumque Romana lugebit hostem” il divieto di pianto/lutto per il nemico sembra prendere la forma di un “mos”. Del processo di formalizzazione di questo nucleo precettivo oltre l’episodio di Orazia, è possibile cogliere traccia in una norma ripresa dalla giurisprudenza di età imperiale e, prima ancora, nel “senatusconsultum” di età tiberiana relativo alle vicende di Gneo Pisone padre.
La storia di Orazia. Piangere il nemico
Graziana Brescia
2023-01-01
Abstract
Il contributo si concentra sul valore esemplare e fondativo del gesto e delle parole pronunciate, nel racconto di Livio (I 26,4), dall’Orazio sororicida mentre sguaina la spada e trafigge la sorella, colpevole di piangere lo “sponsus” divenuto “hostis” nel conflitto tra Roma e Alba Longa. Nelle sue parole “Sic eat quaecumque Romana lugebit hostem” il divieto di pianto/lutto per il nemico sembra prendere la forma di un “mos”. Del processo di formalizzazione di questo nucleo precettivo oltre l’episodio di Orazia, è possibile cogliere traccia in una norma ripresa dalla giurisprudenza di età imperiale e, prima ancora, nel “senatusconsultum” di età tiberiana relativo alle vicende di Gneo Pisone padre.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.