La diretta conseguenza della visione esistenzialistica è disconoscere la genesi che lega la persona a un progetto creativo trascendente, de-individualizzando la specifica complessità che ogni persona in-sé possiede, che la rende unica all’interno della storia. Ciò non è che la versione del XXI secolo del marxismo, sotto il manto di un agnosticismo new-age relativista e di uno spontaneismo individualistico con il fine di svolgere un’eterofobia ideologica, in cui l’essere-altro si traduce in una minaccia alla legittimità politica di un determinato passaggio storico rispetto all’evoluzione di diritti, che in realtà sono caratterizzazioni ideologiche. È la tesi qui sostenuta da Gianfranco Longo, docente di Filosofia della pace nell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, che, riprendendo le concezioni di san Josemaría, le contrappone il recupero del fine naturale dell’uomo: di amarsi vicendevolmente come Cristo stesso ci ha amati. «Tale aspirazione conduce a desiderare la perfezione cristiana, cercando Dio santificando il proprio lavoro, e in tale trasformazione l’uomo ritrova la sua propria unità di vita riscoprendo nel lavoro un incontro sinodale con la vita altrui».
Eterofobia ideologica e salvezza antropocentrica
Gianfranco Longo
Investigation
2024-01-01
Abstract
La diretta conseguenza della visione esistenzialistica è disconoscere la genesi che lega la persona a un progetto creativo trascendente, de-individualizzando la specifica complessità che ogni persona in-sé possiede, che la rende unica all’interno della storia. Ciò non è che la versione del XXI secolo del marxismo, sotto il manto di un agnosticismo new-age relativista e di uno spontaneismo individualistico con il fine di svolgere un’eterofobia ideologica, in cui l’essere-altro si traduce in una minaccia alla legittimità politica di un determinato passaggio storico rispetto all’evoluzione di diritti, che in realtà sono caratterizzazioni ideologiche. È la tesi qui sostenuta da Gianfranco Longo, docente di Filosofia della pace nell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, che, riprendendo le concezioni di san Josemaría, le contrappone il recupero del fine naturale dell’uomo: di amarsi vicendevolmente come Cristo stesso ci ha amati. «Tale aspirazione conduce a desiderare la perfezione cristiana, cercando Dio santificando il proprio lavoro, e in tale trasformazione l’uomo ritrova la sua propria unità di vita riscoprendo nel lavoro un incontro sinodale con la vita altrui».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.