La condizione dei migranti extra-comunitari nell’Unione europea è regolata da norme che, a partire dalle direttive del 2011-13 sulle condizioni di accoglienza e sulle procedure e i criteri per l’accesso allo status di protezione internazionale di cittadini non comunitari fino al più recente Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo del settembre 2020, si muovono nella direzione di una progressiva chiusura dei confini comunitari. In questo senso, il concetto di depersonalizzazione, coniato da F. Fanon nel suo Peaux noires, masques blanques del 1952, rappresenta un’utile lente analitica per cogliere un tratto preciso della politica migratoria dell’Ue. Fanon lo coniò per indicare la politica francese verso le popolazioni delle colonie, basata sulla definizione dei colonizzati attraverso categorie stereotipiche che consolidavano la superiorità del colonizzatore e che venivano interiorizzate dai colonizzati stessi attraverso la frequenza di un sistema scolastico modellato su quello della potenza colonizzatrice. Oggi lo stesso concetto può essere utilizzato per analizzare il progressivo sbiadire delle identità, delle culture e delle storie dei migranti dietro un linguaggio prettamente giuridico (richiedenti asilo, richiedenti protezione, migranti irregolari) che contribuisce a rendere asettiche e tollerabili procedure che nei fatti si riducono spesso a pratiche di respingimento alla frontiera. Questo quadro sarà quindi messo a confronto con le misure di sostanziale apertura, adottate nei confronti dei profughi ucraini. In particolare, sarà interessante verificare se le maglie larghe della direttiva del 2001 sulla protezione temporanea dei profughi dalle regioni in guerra della ex-Jugoslavia, che verrà applicata per coordinare all’interno della cornice comunitaria l’assistenza agli Ucraini in fuga dalla guerra, consentiranno spazi di accoglienza più ampi anche per i migranti dalla riva nord del Mediterraneo e dall’Afghanistan. Si tratta di un aspetto importante per delineare gli orientamenti possibili della futura politica migratoria dell’UE.

Identità in transito. Percorsi di riconoscimento politico.

Giulia Maria Gallotta
2023-01-01

Abstract

La condizione dei migranti extra-comunitari nell’Unione europea è regolata da norme che, a partire dalle direttive del 2011-13 sulle condizioni di accoglienza e sulle procedure e i criteri per l’accesso allo status di protezione internazionale di cittadini non comunitari fino al più recente Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo del settembre 2020, si muovono nella direzione di una progressiva chiusura dei confini comunitari. In questo senso, il concetto di depersonalizzazione, coniato da F. Fanon nel suo Peaux noires, masques blanques del 1952, rappresenta un’utile lente analitica per cogliere un tratto preciso della politica migratoria dell’Ue. Fanon lo coniò per indicare la politica francese verso le popolazioni delle colonie, basata sulla definizione dei colonizzati attraverso categorie stereotipiche che consolidavano la superiorità del colonizzatore e che venivano interiorizzate dai colonizzati stessi attraverso la frequenza di un sistema scolastico modellato su quello della potenza colonizzatrice. Oggi lo stesso concetto può essere utilizzato per analizzare il progressivo sbiadire delle identità, delle culture e delle storie dei migranti dietro un linguaggio prettamente giuridico (richiedenti asilo, richiedenti protezione, migranti irregolari) che contribuisce a rendere asettiche e tollerabili procedure che nei fatti si riducono spesso a pratiche di respingimento alla frontiera. Questo quadro sarà quindi messo a confronto con le misure di sostanziale apertura, adottate nei confronti dei profughi ucraini. In particolare, sarà interessante verificare se le maglie larghe della direttiva del 2001 sulla protezione temporanea dei profughi dalle regioni in guerra della ex-Jugoslavia, che verrà applicata per coordinare all’interno della cornice comunitaria l’assistenza agli Ucraini in fuga dalla guerra, consentiranno spazi di accoglienza più ampi anche per i migranti dalla riva nord del Mediterraneo e dall’Afghanistan. Si tratta di un aspetto importante per delineare gli orientamenti possibili della futura politica migratoria dell’UE.
2023
979 12 80382 14 6
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