Ogni poesia è una narrazione interiore, diaristica, intimistica, sino ad essere una notazione che appunta eventi di una cronaca, che racconta dettagli di una vita, che scorre e che osserva, che legge e che ricorda. In questa nuova raccolta del poeta Massimo Massa, dal titolo La terza età , il verso traccia un racconto, descrive immagini che sono state osservate con cura, nella mente e nel tempo, nel quotidiano e nella continuità della vita, sicuramente anche in un ambito familiare volto al riscatto dell’età, come vedremo successivamente, e ciò perché il lettore ascolti nella propria memoria quell’evento che ha inferto una svolta al-la vita delineando e facendo affiorare l’insieme di un costituirsi e di un disporsi di shock emotivo e di scossa psichedelico-cognitiva, tensioni vissute dinanzi alle faccende quotidiane, disvelando quelle esperienze nella realtà e nello scomporsi degli eventi tipiche di un ineluttabile dipanarsi di luci e chiaroscuri dell’esistenza, svolgimenti nella vita di un uomo in relazione alla sua età e ai luoghi che le varie età si lasciano dietro disseminando impronte e tracce, facendo emergere immagazzinate scarabattole, vestiari, robe, arredi e narrazioni che traslocano da un luogo a un altro, evidenziandosi i ricordi come un cumulo di macerie, di mercanzie disposte come viene viene, passando da un solstizio invernale a un equinozio primaverile e così seguitando, senza freno, senza interruzioni, da una peripezia a un nascondimento, dal chiasso di un metrò che intaglia il silenzio alla sepolcrale indifferenza di esistenze concomitanti. Il presente del poeta, allora, che sia un lontano americano, da Whitman a Walcott, o che sia un prossimo e vicino a noi nella sua produzione come Massimo Massa, pur nella diversità degli approcci, delle proprie consuetudini poetiche e, aggiungerei, metafisiche, si configura essere temporalità senza tempo, una temporalità assiomatica e contraddittoria, un ossimoro della narrazione, che in Massimo Massa si estende fenomenicamente sul futuro per rendere il futuro neutralizzato e pensabile, proprio perché ormai il passato ha varcato ogni confine temporale certo: il confine ricercato da Massa è però lo stesso luogo, diviene spazio di appartenenza e decisione sulla età e sulla vita, affinché questi due momenti, che si intersecano e che si intervallano, che divergono periodicamente per poi ricongiungersi, possano anche manifestare una loro più specifica epicità, un ritrovarsi dentro le sorti del tempo e del passaggio di età, intese queste esattamente quali itinerari e sviluppi esplorativi del senso del tempo e dello spazio di una vita.
La terza stagione. Il tempo della vita e quel che resta
Gianfranco Longo
Writing – Review & Editing
2024-01-01
Abstract
Ogni poesia è una narrazione interiore, diaristica, intimistica, sino ad essere una notazione che appunta eventi di una cronaca, che racconta dettagli di una vita, che scorre e che osserva, che legge e che ricorda. In questa nuova raccolta del poeta Massimo Massa, dal titolo La terza età , il verso traccia un racconto, descrive immagini che sono state osservate con cura, nella mente e nel tempo, nel quotidiano e nella continuità della vita, sicuramente anche in un ambito familiare volto al riscatto dell’età, come vedremo successivamente, e ciò perché il lettore ascolti nella propria memoria quell’evento che ha inferto una svolta al-la vita delineando e facendo affiorare l’insieme di un costituirsi e di un disporsi di shock emotivo e di scossa psichedelico-cognitiva, tensioni vissute dinanzi alle faccende quotidiane, disvelando quelle esperienze nella realtà e nello scomporsi degli eventi tipiche di un ineluttabile dipanarsi di luci e chiaroscuri dell’esistenza, svolgimenti nella vita di un uomo in relazione alla sua età e ai luoghi che le varie età si lasciano dietro disseminando impronte e tracce, facendo emergere immagazzinate scarabattole, vestiari, robe, arredi e narrazioni che traslocano da un luogo a un altro, evidenziandosi i ricordi come un cumulo di macerie, di mercanzie disposte come viene viene, passando da un solstizio invernale a un equinozio primaverile e così seguitando, senza freno, senza interruzioni, da una peripezia a un nascondimento, dal chiasso di un metrò che intaglia il silenzio alla sepolcrale indifferenza di esistenze concomitanti. Il presente del poeta, allora, che sia un lontano americano, da Whitman a Walcott, o che sia un prossimo e vicino a noi nella sua produzione come Massimo Massa, pur nella diversità degli approcci, delle proprie consuetudini poetiche e, aggiungerei, metafisiche, si configura essere temporalità senza tempo, una temporalità assiomatica e contraddittoria, un ossimoro della narrazione, che in Massimo Massa si estende fenomenicamente sul futuro per rendere il futuro neutralizzato e pensabile, proprio perché ormai il passato ha varcato ogni confine temporale certo: il confine ricercato da Massa è però lo stesso luogo, diviene spazio di appartenenza e decisione sulla età e sulla vita, affinché questi due momenti, che si intersecano e che si intervallano, che divergono periodicamente per poi ricongiungersi, possano anche manifestare una loro più specifica epicità, un ritrovarsi dentro le sorti del tempo e del passaggio di età, intese queste esattamente quali itinerari e sviluppi esplorativi del senso del tempo e dello spazio di una vita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.