Melchiorre Delfico, nel mettere in pratica l’insegnamento genovesiano, da lui stesso appreso negli anni di formazione intellettuale, propose che fossero attuate delle riforme radicali sul piano sia legislativo che religioso, al fine di difendere l’istituzione del matrimonio e della famiglia contro il dilagante e ‘autorizzato’ lassismo: un progetto, quello avanzato dal Delfico, fortemente polemico nei confronti degli ordini politici vigenti a quel tempo, ma soprattutto nei confronti di certe dottrine teologiche – come il probabilismo – che ancora esercitavano un forte potere sul sistema socio-culturale del Regno di Napoli. Contro una concezione puramente meccanicistica dell’uomo, sulla base della quale La Mettrie, nell’inneggiare alla felicità animalesca e istintiva, ritenne del tutto lecito per l’individuo ricorrere persino ad atti criminosi e disdicevoli, si va affermando, nel trattato delficino, il ‘ragionato’ discernimento morale come fattore essenziale e determinante per assicurare un giusto e misurato soddisfacimento del piacere individuale, in perfetto equilibrio con lo statuto d’ordine della civiltà moderna. In altri termini, in linea con le correnti utilitaristiche settecentesche, emerge l’esigenza di un’accorta moderazione delle passioni, che – senza modificarne la naturalezza e la vitalità – ne garantisca la stabilità e ne impedisca l’eccesso, la degenerazione, a tutela sia degli interessi individuali, sia dei «vantaggi sociali».

«La casa è la culla del costume, e della ragione». Virtù privata e pubblica felicità in Melchiorre Delfico

Lavopa, Rosanna
2017-01-01

Abstract

Melchiorre Delfico, nel mettere in pratica l’insegnamento genovesiano, da lui stesso appreso negli anni di formazione intellettuale, propose che fossero attuate delle riforme radicali sul piano sia legislativo che religioso, al fine di difendere l’istituzione del matrimonio e della famiglia contro il dilagante e ‘autorizzato’ lassismo: un progetto, quello avanzato dal Delfico, fortemente polemico nei confronti degli ordini politici vigenti a quel tempo, ma soprattutto nei confronti di certe dottrine teologiche – come il probabilismo – che ancora esercitavano un forte potere sul sistema socio-culturale del Regno di Napoli. Contro una concezione puramente meccanicistica dell’uomo, sulla base della quale La Mettrie, nell’inneggiare alla felicità animalesca e istintiva, ritenne del tutto lecito per l’individuo ricorrere persino ad atti criminosi e disdicevoli, si va affermando, nel trattato delficino, il ‘ragionato’ discernimento morale come fattore essenziale e determinante per assicurare un giusto e misurato soddisfacimento del piacere individuale, in perfetto equilibrio con lo statuto d’ordine della civiltà moderna. In altri termini, in linea con le correnti utilitaristiche settecentesche, emerge l’esigenza di un’accorta moderazione delle passioni, che – senza modificarne la naturalezza e la vitalità – ne garantisca la stabilità e ne impedisca l’eccesso, la degenerazione, a tutela sia degli interessi individuali, sia dei «vantaggi sociali».
2017
978-88-6760-489-0
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