Mediante una rinnovata rilettura del "Monte Liceo", il saggio intende rilevare come gli espliciti riferimenti al clima politico-culturale del Settecento – denso di paure e inquietudini, ma anche di sogni ed attese – consentano di affrancare l’opera di Ludovico Savioli Fontana da una prospettiva critica – ancora scarsa e datata – che l’ha finora definita un mero esercizio stilistico, una pedissequa imitazione delle pagine sannazariane. Di fatto, il Savioli intese applicare l’equazione pastori=società contemporanea – già dettata da Rapin e Fontenelle, e poi mutuata dagli Arcadi bolognesi –, proiettando nella lontananza di un mondo bucolico pensieri, sentimenti, gesti consentanei al ‘buon gusto’ e alla sensiblerie del proprio tempo: le immagini delle ninfe, ad esempio, sfumano davanti ai nostri occhi per divenire donne «vezzose», tipiche degli ambienti galanti e aristocratici del Settecento, donne rivestite più che di semplicità e naturalezza, di sensualità e civetteria, proprio come nei quadri rococò di Jean-Antoine Watteau.

«Al duol giusta speranza involiti»: Ludovico Savioli Fontana e "Il Monte Liceo"

Lavopa, Rosanna
2017-01-01

Abstract

Mediante una rinnovata rilettura del "Monte Liceo", il saggio intende rilevare come gli espliciti riferimenti al clima politico-culturale del Settecento – denso di paure e inquietudini, ma anche di sogni ed attese – consentano di affrancare l’opera di Ludovico Savioli Fontana da una prospettiva critica – ancora scarsa e datata – che l’ha finora definita un mero esercizio stilistico, una pedissequa imitazione delle pagine sannazariane. Di fatto, il Savioli intese applicare l’equazione pastori=società contemporanea – già dettata da Rapin e Fontenelle, e poi mutuata dagli Arcadi bolognesi –, proiettando nella lontananza di un mondo bucolico pensieri, sentimenti, gesti consentanei al ‘buon gusto’ e alla sensiblerie del proprio tempo: le immagini delle ninfe, ad esempio, sfumano davanti ai nostri occhi per divenire donne «vezzose», tipiche degli ambienti galanti e aristocratici del Settecento, donne rivestite più che di semplicità e naturalezza, di sensualità e civetteria, proprio come nei quadri rococò di Jean-Antoine Watteau.
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