Nel primo Ottocento, parallelamente ai trionfi della razionalità filosofico-scientifica, la bellezza torna a proporsi come tema fondamentale di dibattito e riflessione: classici e romantici esprimono, a volte contaminano, teorie diverse e profilano un ideale di bellezza che, rispettivamente, guarda alla dimensione dell’armonia, dell’ordine, della tensione unificante dei contrari, o alla visione luminosa della natura, del tempo e della storia, che fanno del mondo il luogo di una esplorazione infinita. Entro tale orizzonte, assai mosso e complesso, è presente una interessante ed inedita ridefinizione di alcuni concetti-cardine del discorso estetico, quali il genio, l’immaginazione, il buon gusto, il giudizio. Tale ripensamento – che non manca di puntuali riscontri con i vertici dell’intellettualità europea – investe anche l’atteggiamento mentale, ‘civile’, comportamentale del nuovo homme de lettres: e anche a questo livello si attua un serrato confronto, ma anche una proficua convergenza, fra i teorici del «Conciliatore» (Pietro Borsieri, Ludovico di Breme, Giovanni Berchet, Ermes Visconti) e i classicisti più avvertiti e sensibili ai temi vitali della contemporaneità (Pietro Giordani, Francesco Venturi, Paride Zajotti o Carlo Giuseppe Londonio). Solo alla fine, nel clima liberal-moderato promosso dalla europeizzante «Antologia», i due poli – lo scenario dell’antico e l’orizzonte del moderno – trovano una inaspettata sintonia in nome di una ‘utopica’, moderna civiltà letteraria. Emblematiche le parole del Mayer: «In que’ secoli che son tutti nostri fissiamo gli sguardi, ma congiungendo sempre il passato al presente con tale amor di patria e con tale spirito filosofico che dia lieta speranza per non lontano avvenire».

L’utopia del bello. Discussioni e polemiche classico-romantiche

Lavopa, Rosanna
2015-01-01

Abstract

Nel primo Ottocento, parallelamente ai trionfi della razionalità filosofico-scientifica, la bellezza torna a proporsi come tema fondamentale di dibattito e riflessione: classici e romantici esprimono, a volte contaminano, teorie diverse e profilano un ideale di bellezza che, rispettivamente, guarda alla dimensione dell’armonia, dell’ordine, della tensione unificante dei contrari, o alla visione luminosa della natura, del tempo e della storia, che fanno del mondo il luogo di una esplorazione infinita. Entro tale orizzonte, assai mosso e complesso, è presente una interessante ed inedita ridefinizione di alcuni concetti-cardine del discorso estetico, quali il genio, l’immaginazione, il buon gusto, il giudizio. Tale ripensamento – che non manca di puntuali riscontri con i vertici dell’intellettualità europea – investe anche l’atteggiamento mentale, ‘civile’, comportamentale del nuovo homme de lettres: e anche a questo livello si attua un serrato confronto, ma anche una proficua convergenza, fra i teorici del «Conciliatore» (Pietro Borsieri, Ludovico di Breme, Giovanni Berchet, Ermes Visconti) e i classicisti più avvertiti e sensibili ai temi vitali della contemporaneità (Pietro Giordani, Francesco Venturi, Paride Zajotti o Carlo Giuseppe Londonio). Solo alla fine, nel clima liberal-moderato promosso dalla europeizzante «Antologia», i due poli – lo scenario dell’antico e l’orizzonte del moderno – trovano una inaspettata sintonia in nome di una ‘utopica’, moderna civiltà letteraria. Emblematiche le parole del Mayer: «In que’ secoli che son tutti nostri fissiamo gli sguardi, ma congiungendo sempre il passato al presente con tale amor di patria e con tale spirito filosofico che dia lieta speranza per non lontano avvenire».
2015
978-88-6760-285-8
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