La relazione esamina la politica agraria italiana tra il principio del ‘900 e i primi anni ’60 nel contesto della progressiva globalizzazione dell’economia e dei mercati. La periodizzazione individua nell’età giolittiana e nell’avvio del processo di integrazione europea due momenti di rilevante cesura: la politica giolittiana inaugurò una fase di modernizzazione del paese che non mancò di investire a fondo il settore primario; la firma dei Trattati di Roma e, di lì a poco, l’avvio della PAC mutarono poi in modo definitivo i termini della politica agraria nazionale, collocandola in una cornice sovranazionale continentale. Rinunciando alla pretesa di un approccio totalizzante, l’attenzione si concentra su due punti in particolare: in primo luogo, i caratteri, gli strumenti e le finalità dell’intervento pubblico in agricoltura, con particolare riferimento ai fattori di continuità e discontinuità che attraversarono l’arco temporale considerato; in secondo luogo, il rapporto – e la costante tensione – tra protezionismo e difesa della produzione interna da un lato e dall’altro iniziative e istanze volte a favorire l’integrazione dell’agricoltura italiana nei mercati europei e mondiali. All’interno dell’analisi così impostata, si prendono inoltre in esame due elementi specifici del caso italiano: la peculiare funzione socioeconomica e il peso attribuiti alla bonifica, di cui si ripercorre l’evoluzione legislativa e concettuale fino al varo del primo Piano Verde (1961); l’intreccio profondo esistente tra “questione agraria” e “questione meridionale”, al fine di comprendere quale peso e considerazione avesse l’arretratezza del Mezzogiorno all’interno della politica agraria nazionale.

Politiche agricole e trasformazioni sociali nell’Italia del XX secolo

Stefano Mangullo
2019-01-01

Abstract

La relazione esamina la politica agraria italiana tra il principio del ‘900 e i primi anni ’60 nel contesto della progressiva globalizzazione dell’economia e dei mercati. La periodizzazione individua nell’età giolittiana e nell’avvio del processo di integrazione europea due momenti di rilevante cesura: la politica giolittiana inaugurò una fase di modernizzazione del paese che non mancò di investire a fondo il settore primario; la firma dei Trattati di Roma e, di lì a poco, l’avvio della PAC mutarono poi in modo definitivo i termini della politica agraria nazionale, collocandola in una cornice sovranazionale continentale. Rinunciando alla pretesa di un approccio totalizzante, l’attenzione si concentra su due punti in particolare: in primo luogo, i caratteri, gli strumenti e le finalità dell’intervento pubblico in agricoltura, con particolare riferimento ai fattori di continuità e discontinuità che attraversarono l’arco temporale considerato; in secondo luogo, il rapporto – e la costante tensione – tra protezionismo e difesa della produzione interna da un lato e dall’altro iniziative e istanze volte a favorire l’integrazione dell’agricoltura italiana nei mercati europei e mondiali. All’interno dell’analisi così impostata, si prendono inoltre in esame due elementi specifici del caso italiano: la peculiare funzione socioeconomica e il peso attribuiti alla bonifica, di cui si ripercorre l’evoluzione legislativa e concettuale fino al varo del primo Piano Verde (1961); l’intreccio profondo esistente tra “questione agraria” e “questione meridionale”, al fine di comprendere quale peso e considerazione avesse l’arretratezza del Mezzogiorno all’interno della politica agraria nazionale.
2019
978-88-98075-32-4
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