In una conversazione/intervista rilasciata all’altezza del 1903, Gerolamo Rovetta – ormai al culmine della sua maturità artistica – consegnava al romanzo il valore testamentario della propria concezione di poetica, riconoscendo a quel genere letterario la capacità di mantenere ‘intatta’ nel tempo – rispetto al dramma o alla commedia – l’autenticità e l’interezza della sua portata teorica. Può dunque sorprendere come per lungo tempo la storiografia letteraria abbia lasciato non poche zone d’ombra sulla produzione romanzesca rovettiana: zone d’ombra che il presente volume intende contribuire a dilucidare, reinterrogando – sulla scorta dei più accreditati studi sul verismo – opere che hanno riscontrato nel pubblico di fine Ottocento notevole fortuna (Mater dolorosa; Le lacrime del prossimo; La Baraonda), ma anche romanzi considerati ‘minori’ dalla critica (Il processo Montegù; Il primo amore; L’idolo) e scritti ancora poco indagati (Gli Zulù nell’arte, nella letteratura e nella politica o articoli pubblicati su riviste). Ad emergere è una rappresentazione a cui «basta ritrarre con sincerità», dal ‘vero’: una rappresentazione «fredda, ghiacciata, limpida», immersa nel flusso incessante della vita moderna, in cui non c’è modo di giungere a risultanze narrative ottimistiche e risolutrici, che conchiudano da parte di Gerolamo Rovetta la ricerca inesausta di un senso storico-esistenziale.

Ritrarre dal vero. Studi su Gerolamo Rovetta romanziere

Lavopa, Rosanna
2020-01-01

Abstract

In una conversazione/intervista rilasciata all’altezza del 1903, Gerolamo Rovetta – ormai al culmine della sua maturità artistica – consegnava al romanzo il valore testamentario della propria concezione di poetica, riconoscendo a quel genere letterario la capacità di mantenere ‘intatta’ nel tempo – rispetto al dramma o alla commedia – l’autenticità e l’interezza della sua portata teorica. Può dunque sorprendere come per lungo tempo la storiografia letteraria abbia lasciato non poche zone d’ombra sulla produzione romanzesca rovettiana: zone d’ombra che il presente volume intende contribuire a dilucidare, reinterrogando – sulla scorta dei più accreditati studi sul verismo – opere che hanno riscontrato nel pubblico di fine Ottocento notevole fortuna (Mater dolorosa; Le lacrime del prossimo; La Baraonda), ma anche romanzi considerati ‘minori’ dalla critica (Il processo Montegù; Il primo amore; L’idolo) e scritti ancora poco indagati (Gli Zulù nell’arte, nella letteratura e nella politica o articoli pubblicati su riviste). Ad emergere è una rappresentazione a cui «basta ritrarre con sincerità», dal ‘vero’: una rappresentazione «fredda, ghiacciata, limpida», immersa nel flusso incessante della vita moderna, in cui non c’è modo di giungere a risultanze narrative ottimistiche e risolutrici, che conchiudano da parte di Gerolamo Rovetta la ricerca inesausta di un senso storico-esistenziale.
2020
978-88-32193-31-2
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